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Economia

Toscana: il Pil cresce, ma il lavoro resta precario

Presentato il rapporto Ires-Cgil sul 2017: "Il 68% delle assunzioni è a termine"

L'economia regionale conferma una tendenza positiva e una ripresa anche nel quarto semestre del 2017, trainata nel corso dell'anno appena trascorso da esportazioni (+4%) e investimenti (+3%). Il lavoro però resta precario, con una grande maggioranza di contratti a termine tra le nuove assunzioni. E' il quadro che emerge dall'ultimo rapporto Ires-Cgil sull'economia toscana, presentato ieri.

“Il pil regionale nel 2017 ha raggiunto il +1,3%, rispetto al +0,9% del 2016”, afferma il presidente di Ires Toscana Gianfranco Francese, sottolineando però come questo dato non abbia prodotto “un significativo cambiamento nel comportamento al consumo dei cittadini, che resta improntato ad una forte cautela, motivato da un reddito disponibile medio e di ore lavorate ancora lontani dalla situazione 'pre-crisi'”. Il reddito da lavoro dipendente, si legge nel rapporto, indica che il livello delle retribuzioni è, ad oggi, ancora al 4% in meno rispetto al 2010.

Le notizie peggiori arrivano dal mondo del lavoro, e soprattutto per quanto riguarda la 'qualità' del lavoro. “Emerge in modo irreversibile una tendenza negativa riferita alla qualità dell’occupazione - spiega Francese -. Nel 2017 solo il 16% sono contratti a tempo indeterminato rispetto all’insieme delle assunzioni, con una netta preponderanza del lavoro a termine, circa il 68%”, sottolinea Francese, sottolinenando “un saldo aggregato positivo tra assunzioni e cessazioni pari a 56mila contratti di lavoro, interamente costituito da contratti a termine, di apprendistato e di lavoro stagionale”. Il contratto a tempo indeterminato mostra invece un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni pari a meno 24mila600 posti.

Il rapporto evidenzia per il 2017 un aumento dello stock degli occupati (+0,3%), con un rallentamento nell’occupazione da lavoro dipendente a fronte di un ritorno alla crescita degli occupati da lavoro autonomo (+1,2%). L’occupazione si contrae nell’industria ma migliora nell’edilizia (dove però resta a -16% rispetto al 'pre-crisi'). Netto calo degli occupati in agricoltura: -14,3%. Il tasso di disoccupazione si colloca all'8,1%, diminuendo dello 0,7%, anche se, come sottolineato, il nuovo lavoro è spesso precario e di scarsa 'qualità'.

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