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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Crisi: cresce la cassa integrazione straordinaria, edilizia al collasso

La Toscana non riesce a ripartire come sperato: diminuisce la cassa integrazione ordinaria ma cresce quella straordinaria. L'edilizia soffre in più province anche se quella di Prato sembra essersi rialzata

La Toscana non riesce a destarsi dalla crisi economica, o meglio non  a livello delle previsioni. Preoccupano i dati della cassa integrazione secondo l'analisi del dipartimento mercato del lavoro della Cgil Regionale. Calano del 5% le ore di cassa ordinaria, dalle 21.100.000 del gennaio-maggio 2010 alle 19.968.000 dello stesso periodo del 2011. Se questo potrebbe allietare gli animi, e far tirare un sospiro di sollievo a fare da mannaia è la crescita della cassa straordinaria, +6,6%, causata in parte dai grandi gruppi in difficoltà.

EDILIZIA – Il settore edile vede un peggioramento sostanziale della sua posizione, passando da 4.577.000 alle 5.207.000 ore di cassa integrazione nel 2011, aggravando il già pessimo quadro dello scorso anno, + 13,74%. E’ chiaro che le situazioni devono essere analizzate caso per caso. La provincia di Prato alza la testa con -35%, ma già nel pistoiese il peggior dato regionale, +84%, passando da  1.423.358 a 2.625715 ore di “cassa”. In difficoltà anche il territorio di Grosseto, e in misura ridotta il la zona fiorentina.

Per Daniele Quiriconi responsabile Mercato del Lavoro della segreteria regionale della CGIL Toscana, "il dato sia pur in lieve miglioramento, sembra preludere, in termini di proiezione, il superamento delle 50 milioni di ore nel 2011 dopo il record dei 54 milioni dello scorso anno. Preoccupa soprattutto l'andamento della cassa straordinaria, destinata ad accentuarsi a seguito delle gravi crisi aperte sia nell'industria che nell'edilizia, che testimonia di come l'occupazione sia l'emergenza prioritaria per il nostro territorio anche per i prossimi mesi. Per caratteristiche di accessibilità, infatti, la cassa integrazione straordinaria è utilizzata per le crisi non congiunturali delle imprese più grandi che a loro volta finiscono per travolgere un tessuto di centinaia di imprese più piccole e di lavoratori, per i quali spesso non è possibile attivare strumenti di protezione adeguati".
 

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