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Coronavirus, Ponte Vecchio va ko. Gli orafi: "Senza turismo non riapriamo"

Le botteghe sono un simbolo, ma la gran parte degli incassi arrivano dai turisti: "Il governo ci aiuti, servono certezze"

Le loro botteghe rappresentano uno dei simboli di Firenze. Con lo scoppiare della pandemia e il "lockdown" deciso dal governo hanno chiuso insieme alla gran parte delle attività commerciali. Ora decreto sulle riaperture ha stabilito che il 18 maggio, salvo contrordini, potrebbero riaprire. Ma loro, le oreficerie, argenterie e gioiellerie del Ponte Vecchio, dicono "no": senza i turisti, che rappresentano oltre il 90% dei loro clienti, non ce la fanno. Troppi i costi, a fronte delle entrate.

Sono una cinquantina di attività concentrate tutte in un centinaio di metri che compongono la lunghezza del ponte più famoso della città, uno dei più famosi al mondo. Uno spazio dove lavorano circa cento persone: "Tutte senza cassa integrazione da due mesi", racconta Giuditta Biscioni, presidente dell'Associazione Ponte Vecchio  che rappresenta le attività. "Non possiamo permetterci di perderli - sottolinea - non sono dipendenti qualunque, sono collaboratori ai quali abbiamo insegnato tutto e con i quali negli anni si è creato un rapporto di fiducia: sappiamo di poterci fidare a lasciarli da soli in negozio. La cassa integrazione deve essere erogata e anche allungata".

Avete chiesto aiuto alle istituzioni?

"Sì. Da parte del nostro Comune vediamo un grande impegno, ma hanno le mani legate, mentre dalla parte del governo non c'è ancora una grande risposta. Aspettiamo le nuove norme".

Cosa chiedete?

"Riaprire significa spendere: per metterci nelle condizioni di ripartire c'è bisogno che lo Stato ci dia la fiducia economica e fiscale. Non ci sono certezze: sappiamo per esempio che dobbiamo sanificare i locali ma non si sa se lo dobbiamo fare anche per gli oggetti. I nostri sono oggetti emozionali: prima di acquistarli il cliente deve indossarli e siamo noi a doverli aiutare, c'è il contatto fisico e in un momento così questo è un altro ostacolo". 

Quanto si può pagare di affitto per una bottega sul Ponte Vecchio?

"Dai 7 ai 15 mila euro al mese, in base alla disposizione e alla grandezza dei locali. E poi all'inizio dell'anno tutti i negozi hanno fatto investimenti molto grandi in vista della Pasqua, il periodo in cui le vendite sono maggiori. Ma quei soldi non sono mai rientrati e finché non torneranno i turisti non sarà possibile per noi tenere aperto, è un fatto che non dipende da nessuno se non dal virus. Con i nostri clienti abituali non ce la facciamo". 

Quanto potrete resistere ancora in questa situazione?

"Tutti noi abbiamo dipendenti e senza di loro sarà difficile andare avanti. I negozi a gestione familiare, che sono circa la metà del totale e dove può lavorare il proprietario, potranno andare avanti un po' di più, ma siamo tutti a serio rischio".

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