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Economia

I sindacati preparano la protesta per la convention dei rottamatori

I sindacati di Ataf si preparano a mesi roventi con tanto di sciopero e di protesta alla Stazione Leopolda mentre andrà in scena il "Big Bang" di Renzi

Quando la situazione è bollente, scotta, la parola “raffreddamento” può assumere connotati e contorni positivi. Un po’ come gettar acqua sul fuoco. Di solito vero, fuorché se si parla di sindacati e trattative. In questo caso la casistica si ribalta e la terminologia preannuncia tempi roventi, accesi. Segna l’interruzione, la sospensione del dialogo, delle trattative; da quando viene proclamata la procedura di raffreddamento il sindacato entra nell’ottica del muro contro muro, della contrapposizione forte, della protesta. In poche parole la linea scelta dalla Rsu Ataf, che da ieri è di nuovo ufficialmente ai ferri corti con Palazzo Vecchio. L’Ataf, una pentola a pressione senza che nessuno riesca ad inserire una valvola di sfogo condivisa. La vicenda sembrava vicino ad una possibile soluzione. Accantonata temporaneamente la via della privatizzazione Comune ed azienda, avevano rilanciato la strada della municipale ma a determinate condizioni. Quindici punti salienti, tesi ad abbassare i costi di gestione alleggerendo i bilanci e dando respiro alle casse comunali ed aziendali. Più produttività (14 minuti in più per turno), prepensionamenti per un massimo di 52 amministrativi, turni spezzati e più lunghi, riduzione dei permessi annuali (da 84 a 72) ed una ridefinizione dei premi produttività legata ai criteri della malattia. Più che un piano industriale, una vera e propria dieta economica senza tuttavia gravare sulle buste paga. Il sindaco Matteo Renzi era stato chiaro: “La strada maestra è quella della privatizzazione, ma dopo tutte le proteste vi offriamo questa soluzione. Decidete voi, prendere o lasciare”.

TRATTATIVA – Renzi l’ha definita una mano tesa verso i lavoratori, i sindacati hanno bollato questa soluzione come un ultimatum. Sì perché il primo cittadino era stato chiaro, se decidete di trattare, di mettervi a sedere e discutere, la piattaforma è questa. Come dire si può rivisitare qualche punto, ma non si scappa, “o così o si vende, basta sprechi con i soldi dei fiorentini”. A quel punto sembrava che le parti potessero venire a capo di questa matassa che si trascina da quasi un anno. Invece il tavolo sembra saltato. Perché? Per dipendenti e sindacati nella bozza di Palazzo vecchio mancano due pezzi decisivi, due parole d’ordine imprescindibili per mettersi seduti attorno al tavolo: un piano industriale pluriennale e la garanzia che l’azienda partecipi alla gara regionale che determinerà il gestore unico del Tpl. Così, l’ultimatum è stato rispedito al mittente: né privatizzazione né la via intrapresa dal Comune di Firenze. Queste le conclusioni del documento approvato all’unanimità dai dipendenti durante la lunga giornata assembleare di mercoledì: “Ribadiamo che con i metodi, gli atteggiamenti e le provocazioni che in questi giorni sindaco e presidente Ataf stanno mettendo in atto e senza la presentazione di un piano industriale pluriennale chiaro e preciso con la garanzia e la tutela dei livelli occupazionali, non sarà possibile tentare un confronto, su tutte quelle problematiche mirate ad un miglioramento del servizio, alla razionalizzazione dei costi ed efficientamento dell'azienda, al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e dei lavoratori del settore”.

SINDACATI – Lavoratori e sindacati in sostanza non ci stanno ad essere gli unici a pagare il peso economico per garantire che l’azienda resti pubblica. Lo definiscono un giochino comodo ma anche una strada che non porta da nessuna parte, senza orizzonte ne obbiettivi certi. “E’ inutile che mi parlino di produttività – ha dichiarato ieri mattina il coordinatore della Rsu Ataf, Alessandro Nannini, ai microfoni di Controradio, durante il faccia a faccia con il presidente dell’azienda Filippo Bonaccorsi – cosa credete che ci spaventano 14 minuti in più. Non è questo il punto; il punto vero è che senza corsie preferenziali sono 14 minuti inutili, è inutile stare nel traffico 14 minuti in più. Si produce chilometri con più infrastrutture, non con i minuti in più”. Da qui l’esigenza per i sindacati di un piano industriale forte. Così i sindacati scenderanno in piazza, per la quinta volta nell’arco del 2011. Un altro sciopero, a ridosso del Natale. Non solo lo sciopero ma una serie di proteste mirate. A cominciare da quella del 29 ottobre alla Leopolda mentre andrà in scena il “Big Bang” di Matteo Renzi. Lavoratori di Ataf e quelli del Maggio uniti contro il sindaco nella casa dei rottamatori. L’idea è quella di rompere le uova nel paniere all'interno di una cassa di risonanza mediatica che oltrepassa i confini fiorentini.

BONACCORSI – Il presidente dell’Ataf appena appresa la notizia di nuovi scioperi e proteste ha commentato: “E’ stato recapitata oggi la lettera di riapertura delle procedure che preludono all'ennesimo sciopero indetto dalla Rsu. Leggo che si rischia di lasciare a piedi i cittadini per cose accadute un anno e mezzo fa, siamo allo sciopero retroattivo”. Poi Bonaccorsi entra nel merito della questione e commenta i fatti accaduti in questi ultimi giorni: “L'altro elemento sul quale poggia l'avvio delle procedure di raffreddamento è la contrarietà alla privatizzazione: se non sbaglio sono stati proprio i lavoratori, nell'assemblea di mercoledì sera, a rispedire al mittente la proposta avanzata per evitare la privatizzazione. Non hanno voluto cogliere l'occasione per mantenere Ataf pubblica, ma adesso scioperano contro l'ipotesi dei privati”. “Infine, la questione della esternalizzazione della mensa: mi spieghino per quale motivo nelle cucine della mensa aziendale vogliono che gli spaghetti siano cotti da una persona che è stata assunta per fare l’autista, invece che da un cuoco di professione” conclude Bonaccorsi. 
 

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