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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Firenzuola / Via Cavour

Via Cavour, il presidio dei bancari sotto la prefettura: "Non siamo banchieri"

Anche a Firenze si è svolta la manifestazione nazionale indetta dalle sigle sindacali per il "mantenimento del fondo di solidarietà e lo stop alle minacce di nuovi tagli a occupazione e retribuzioni"

“Il bancario non è il banchiere”. Con questo slogan, in mattinata, i bancari sono scesi in piazza in tutta Italia. Anche a Firenze dove i lavoratori si sono concentrati in via Cavour, sotto la prefettura. Lo scontro è noto. Lo sciopero nazionale è stato indetto dalle sigle sindacali contro la decisione dell'Abi di disdettare unilateralmente il Contratto nazionale del settore del credito. “Vogliamo una banca che torni a fare la banca”, la voce più insistente del presidio. Con bandiere delle sigle di riferimento (tra cui Fabi, Fiba-Cisl, Uilca-Uil e Fisac-Cgil) e fischietti si sono stanno battendo per il “mantenimento del fondo di solidarietà e lo stop alle minacce di nuovi tagli a occupazione e retribuzioni”.

I sindacati, in sostanza, accusano l’associazione datoriale di non voler rinnovare il contratto nazionale per puntare a contrattazioni aziendali sul modello Marchionne, rompendo così una tradizione di relazioni industriali improntata alla collaborazione. E puntano il dito contro i maxistipendi dei vertici e un modello di banca che punta a utili a breve termine a scapito di credito a famiglie e imprese.

Via Cavour: la protesta dei bancari

Da qui tre punti fermi, come è scritto sulla nota congiunta delle parti sociali che ha accompagnato il presidio:

- ABI dichiara espressamente e per iscritto che lavoratrici e lavoratori del settore non sono in linea con il nuovo modo di fare banca. Ma il punto è proprio questo: se il nuovo modo di fare banca si sintetizza in “più vendita di prodotti finanziari e meno credito alle imprese” non è solo il bancario a dover cambiare ma l’intera legislazione sul ruolo delle banche nel nostro paese, a partire dall’art 47 della Costituzione: se le banche vogliono piena libertà di iniziativa economica devono rinunciare a tutele e prerogative che sono riservate a chi ha un ruolo di gestione del risparmio riconosciuto dallo Stato.

- ABI ritiri le accuse provocatorie e gratuite sulla scarsa professionalità ed inadeguatezza dei colleghi. Il rilancio del settore e il recupero dei ricavi non si otterrà scardinando diritti e tutele e privando la categoria di un solido impianto contrattuale costruito nel tempo con lotte e sacrifici

- ABI dovrebbe essere consapevole del fatto che sempre più bancari sono vittime di stress da lavoro correlato per le sempre più violente pressioni commerciali a lavorare non per il credito e la raccolta tradizionali ma per la pura speculazione finanziaria. Vogliamo piani industriali veri, che guardino al lungo periodo e tornino a porre attenzione vera allo sviluppo del paese e alla soddisfazione della clientela, e non solo ai profitti di breve periodo.

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