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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico

Terrorismo, vertice Nato a Palazzo Vecchio. Alfano sull'Isis: "No a Libia-bis" | FOTO

Iniziata la due giorni fiorentina dell'Alleanza Atlantica, focus sul terrorismo. Polizia e carabinieri pattugliano il centro. Minniti: "L'Isis non deve essere contenuto, ma sconfitto"

E' iniziato questa mattina il vertice Nato in Palazzo Vecchio. Si tratta della riunione del Gruppo Speciale sul Mediterraneo e il Medio Oriente dell'assemblea parlamentare dell'Alleanza. Al centro del dibattito dei delegati, rappresentanti dei Parlamenti dei Paesi membri, il terrorismo e la strage di Parigi. Palazzo Vecchio è blindato, rigidi controlli anche per gli addetti ai lavori. Fuori, oltre a pattuglie di polizia e carabinieri, tanti agenti in borghese.

"Il terrorismo non vince dove cultura e civiltà sono forti: non possiamo cambiare il nostro modo di vivere né cedere al terrorismo", ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella aprendo i lavori. La due giorni, oggi e domani, è stata promossa dalla delegazione italiana, presieduta da Andrea Manciulli.

Oltre che di terrorismo internazionale, nel corso dei lavori, articolati in otto sessioni, si parla di crisi dei rifugiati, di rapporti tra Europa e Medio Oriente, finanziamento del terrorismo, politiche energetiche in Medio Oriente e Nord Africa, situazione delle donne nella regione, Libia (tuttora nel caos dopo l'ultimo intervento degli Stati occidentali, Francia in testa, e l'uccisione di Gheddaffi), Russia, Iran e ordine regionale emergente.

Le sessioni si svolgono nel Salone dei Cinquecento. "Dobbiamo rafforzare i controlli dei transiti, ma stabilire un nesso tra sicurezza e arrivo dei profughi è un errore inaccettabile: i terroristi di Parigi erano cittadini europei", ha detto Pietro Grasso, presidente del Senato, che ha richiamato l'attenzione sui legami tra mafie, criminalità organizzata e terrorismo: "Le indagini lo dimostrano".

Grasso ha chiesto di "colpire gli affari illeciti dei terroristi", lanciando un preciso monito: "I nostri Paesi condividono la responsabilità di non avere saputo predisporre credibili strategie e politiche comuni per risparmiare morti, sofferenza, crisi economica, instabilità. Non può sottacersi come i gravi errori di calcolo di chi ha sostenuto milizie di vario genere, perdendone spesso il controllo, siano stati una concausa del radicamento territoriale del gruppo terroristico".

"Difendiamo il sistema Schengen, ma con più controlli alle frontiere europee", chiede anche Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alla sicurezza, parlando dei 'foreign fighters' (coloro che da tutto il mondo raggiungono la Siria per unirsi allo Stato Islamico) come "la legione straniera dell'epoca moderna", chiedendo a tutti i Paesi dell'Alleanza una "lotta senza quartiere ai canali di finanziamento dell'Isis" e il massimo impegno su tutti i fronti, con una risposta non solo militare ma fatta anche di prevenzione, contrasto economico e iniziativa diplomatica: "L'Isis non deve essere contenuto, può e deve essere sconfitto".

"L'Isis non può essere vinto solo con un confronto militare ma non può al contempo essere sconfitto senza di esso", ha ribadito Manciulli, chiedendo agli alleati una "campagna contro-informativa coerente": "Serve un salto di qualità nei rapporti fra gli Stati, una risposta nostra, ma anche del mondo musulmano. Questa sfida si può vincere solo se si fa un passo in avanti rispetto agli interessi nazionali, per mettere al centro l'interesse comune".

FOTO - Terrorismo, vertice Nato a Palazzo Vecchio

Nel pomeriggio, tra gli altri, è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, chiarendo che sulla lotta all'Isis:"l'Italia ha una posizione molto chiara, perché' porta ancora le cicatrici della vicenda libica che e' una vicenda incompleta, incompiuta in cui si è fatta la fase 1, cioè mandare a casa, anzi al camposanto Gheddafi. E non si è fatta, poi, la fase 2 di ricostruzione. Noi abbiamo pagato il conto dell'immigrazione, perché' gli sbarchi avvengono tutti, oltre il 90% dalla Libia. Ancora abbiamo quelle cicatrici aperte, vogliamo sapere se la Siria diventa una Libia-bis oppure se c’è un piano chiaro per il dopo prima di cominciare".  

E su possibili interventi militari, come l'invio di aerei contro l'Isis in Siria, anche dopo le posizioni assunte da Angela Merkel e David Cameron sui bombardamenti, il ministro ha ribadito: "Non sono decisioni che si assumono su due piedi - ha aggiunto-, l'Italia ha assunto una posizione assolutamente responsabile, razionale cioè vogliamo sapere e capire qual è la fase 2, perché' in Libia si è già verificato che c’è stato l'intervento eppoi non si è risolto dal punto di vista della stabilizzazione delle istituzioni democratiche e il conto l'abbiamo pagato noi".

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