rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Camorra entra in un appalto per dei lavori agli Uffizi

L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata all'emissione ed utilizzo di false fatture, con l'aggravante di aver agevolato il clan dei Casalesi

Stamani la guardia di finanza, nel corso dell’operazione “ATLANTIDE”, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su proposta del sostituto procuratore della D.D.A. Tommaso Coletta, dal gip David Monti, nei confronti di sei persone.

Sequestrati, inoltre, beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati per un valore complessivo di oltre 11 milioni di euro. L'attività rappresenta la conclusione di un'indagine condotte per circa 2 anni dalle fiamme gialle fiorentine che ha consentito di portare alla luce l’esistenza di un’associazione per delinquere con base a San Giovanni Valdarno, finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un valore di oltre 10 milioni di euro.

Principale indagato un imprenditore casertano, da anni dimorante nel Valdarno, con precedenti specifici per associazione a delinquere di stampo mafioso, arrestato assieme a suoi cinque conterranei.

Obiettivo dell’organizzazione criminale era quello di far ottenere a due società edili toscane, riconducibili al principale indagato, fatture per operazioni inesistenti da utilizzare nelle dichiarazioni dei redditi.

Ditte compiacenti, che i finanzieri hanno accertato essere mere “cartiere”, con sede nella provincia di Caserta e nel modenese, hanno fatturato alle due imprese toscane somme per oltre 10 milioni di euro per la somministrazione di manodopera, in realtà mai avvenuta.  Le stesse imprese compiacenti sono risultate strettamente collegate al "clan dei Casalesi", a cui perveniva  parte dei guadagni derivanti dall’emissione delle false fatture, come accertato grazie ad accurati accertamenti bancari.

LE IMMAGINI DELL'OPERAZIONE DELLA GDF

CONCORRENZA - Grazie ai vantaggi di natura economica ottenuti dalle false rappresentazioni in bilancio,  le due  società toscane hanno potuto presentarsi sul mercato con una offerta di prezzi tale da impedire di fatto alle società “oneste” qualsiasi forma di concorrenza, garantendosi così l’aggiudicazione di importanti appalti pubblici e privati. Tra questi anche un subappalto per dei lavori alla Galleria degli Uffizi.

La prassi del principale indagato era di intestare le società edili a terzi, persone 'pulite', che si presentavano per l’aggiudicazione dei lavori, permettendo alle stesse società di ottenere le certificazioni antimafia necessarie per l’espletamento di lavori pubblici.

Le società committenti, all’oscuro di tutta la macchinazione, considerate le condizioni vantaggiose proposte dagli indagati, non potevano quindi che assegnare l’esecuzione di tali opere.

 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Camorra entra in un appalto per dei lavori agli Uffizi

FirenzeToday è in caricamento