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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Università, contro il numero chiuso scatta la protesta degli studenti 

Il 26 Maggio sit-in fuori dal rettorato

L'Università di Firenze, con la votazione nel Senato accademico del 10 maggio, "introduce il numero chiuso nei corsi di studio di scienze farmaceutiche applicate  - controllo qualità (150 posti) e scienze dell'educazione e della formazione (500 posti)". Inoltre "è stata approvata l'introduzione della frequenza obbligatoria per i corsi di dietistica e scienze delle professioni sanitarie della prevenzione". Respinta, invece, "l'abolizione della frequenza obbligatoria di diversi corsi di studio della scuola di studi umanistici e della formazione, smentendo la commissione didattica che aveva votato a favore". Lo rende noto l'Udu Firenze sinistra universitaria che non ci sta e attacca: "Questi provvedimenti sono stati giustificati come necessari in vista della visita dell'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, che avverrà nel novembre 2018. 

Sarebbe rischioso per l'Università di Firenze farsi trovare 'impreparata' per questo appuntamento, intervenendo troppo incisivamente sui regolamenti didattici o senza avere le strutture adeguate per ospitare gli studenti".  L'Udu "ha votato contro il numero chiuso e la frequenza obbligatoria", perchè "crediamo che siano entrambi inadeguati palliativi per rispondere a problemi strutturali che colpiscono il sistema universitario italiano, come delle inutili toppe su un vestito ormai logoro. Riteniamo inoltre sia paradossale che queste misure siano fatte passare come necessarie, per la paura che l'Anvur trovi delle irregolarità".

Gli studenti si dicono "stanchi di vedere che, in nome della retorica della contingenza, del 'dobbiamo guardare in faccia la realta'', il diritto allo studio venga costantemente messo in pericolo dalla mancanza di volontà e di lungimiranza nell'affrontare questi problemi". Il punto è che, spiegano, "la cronica mancanza di spazi non è un motivo valido per imporre il numero chiuso. L'alto numero di fuoricorso o lo scarso numero di studenti a lezione non sono buoni motivi per introdurre la frequenza obbligatoria, sopratutto in corsi di studio che al momento non dispongono della figura dello studente part-time, come dietistica. Queste questioni vanno affrontate con l'acquisto, la ristrutturazione e la costruzione di nuovi spazi per gli studenti, e con offerte didattiche mirate e di qualità".  

Per questi motivi durante il consiglio di amministrazione del 26 maggio "saremo fuori dal rettorato per protestare il nostro dissenso nei confronti delle delibere approvate, continuando a batterci per un'Università pubblica, libera, laica ed aperta a tutti". (Agenzia Dire)

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