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Cronaca

Uccise la moglie malata di Alzheimer, condanna definitiva per il fiorentino

Nessuna attenuante etica

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a sette anni e otto mesi di reclusione, senza concessione dell'attenuante di aver agito per motivi di particolare valore etico, nei confronti di Giancarlo Vergelli, il pensionato che il 22 marzo 2014 a Firenze soffocò la moglie di 88 anni malata di Alzheimer.  E' quanto scritto questa mattina da Repubblica-Firenze.  Nessuna attenuante quindi per il pensionato fiorentino.

I giudici di Cassazione hanno scritto che sull'eutanasia non si registra ancora nella società "un generale apprezzamento positivo, anzi ci sono ampie correnti di pensiero che la contrastano: una situazione, insomma, che impone di non concedere l'attenuante etica".

L'avvocato Filippo Viggiano, difensore del pensionato, aveva chiesto alla Corte di considerare come un valore condiviso "quello di porre fine alle sofferenze della persona, conformemente ai suoi desideri espressi in vita" e aveva elencato i Paesi europei che hanno legalizzato la eutanasia e il suicidio assistito e le sentenze della Corte europea sul diritto di decidere come morire.

La Cassazione ha riconosciuto che il pensionato aveva preso una decisione "disperata quando era ormai incapace di sopportare le sofferenze e l'inarrestabile decadimento fisico e cognitivo della moglie". 

La Cassazione ha poi scritto che è da "escludere che la consapevolezza della carenza di pubbliche strutture idonee a coadiuvare la famiglia nell'assistenza di congiunti gravemente malati e senza possibilità di guarigione, commista alla preoccupazione di gravare sulla vita di altri congiunti, pure se moralmente e giuridicamente obbligati verso la persona malata, possa generare, secondo la coscienza etica prevalente nella collettività, la spinta a sopprimere la vita dell'infermo quale motivo di particolare valore morale e sociale". 

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