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Cronaca Tavarnelle Val di Pesa

Il rebus del ticket sanitario: mamma e papà esenti, ma la figlia paga

Il caso della famiglia Cozzi: lui è invalido, lei disoccupata e si prende cura della madre inferma. La “piccola” di casa deve pagare per medicine e esami. Tutta “colpa” di un codice

Rimanere impigliati nelle maglie delle burocrazia e pagare il ticket sanitario, per un cavillo. La legge prevede aiuti in favore delle persone in difficoltà, ma non sempre è semplice districarsi tra uffici e norme. Così succede che in una modesta famiglia tutti siano esenti dal pagamento di farmaci e visite mediche, eccetto la “piccola”. Papà Gianni è invalido al cento per cento, perciò ha diritto all’esenzione. Mamma Maria Cristina è disoccupata, quindi anche lei ha diritto a non pagare. Per la figlia, una ragazzina tredicenne, c’è un “però”: la sua condizione non è espressamente prevista dalle norme e non esiste un “codice” da assegnarle. Dunque per esami, controlli e farmaci deve versare il ticket.

È la storia di casa Cozzi, quattro persone che vivono a Sambuca, frazione a circa sei chilometri da Tavarnelle Val di Pesa, in provincia di Firenze. Il bilancio familiare si regge solo su 700 euro al mese di pensione di invalidità e sul modesto contributo della nonna. Una vicenda di cui Firenze Today si è già occupato qualche mese fa. Il padre di famiglia, Gianni Cozzi, è affetto da una grave patologia, una cardiomiopatia ipocinetica dilatativa, per cui è stato dichiarato invalido al cento per cento. Ha perso il posto di lavoro: era un autista dei pullman Sita e dopo la lunga malattia al cuore ha detto addio alla sua occupazione. Ora riceve una pensione di invalidità: poco più di 8mila euro lordi l’anno, che tradotti nella vita reale vogliono dire meno di 700 euro al mese. La madre, Maria Cristina, è disoccupata, ma un impegno quotidiano ce l’ha già: assiste la madre inferma 80enne. E poi c’è la figlia, 13 anni, che a differenza dei genitori  deve pagare il ticket sanitario.

COSA NON FUNZIONA - In Toscana, da alcuni mesi, per essere esonerati non basta più la semplice autocertificazione: è necessario un certificato rilasciato dall’Azienda sanitaria. “Quando sono andata all’Asl per fare il foglio dell’esenzione – racconta Maria Cristina – tramite il sistema telematico non è stato possibile trovare un codice da assegnare a mia figlia. Gli addetti hanno chiesto informazioni al call center della Regione, ma non c’è stata risposta”.
La questione sta tutta nelle due cifre da scegliere. La ragazzina – spiega la signora Cozzi – risulta totalmente a carico del marito. Ma il codice di papà Gianni, 44 anni, non va bene, è quello per invalidità e copre solo la persona stessa. Ci potrebbe essere un escamotage: far risultare la figlia a carico della madre. Situazione che però non corrisponde al vero: la donna infatti non ha reddito, è disoccupata e per questo è esente dal pagamento dei farmaci. Da sola o in parte non potrebbe mai dar sostentamento alla figlia, se non fosse per la pensione del marito.

L’APPELLO - “È un paradosso. Chiedo una risposta certa, un modo legittimo perché mia figlia sia riconosciuta esente - dice ancora Maria Cristina –. Ne abbiamo diritto, ma non voglio trovare un espediente che potrebbe creare grane, in caso di controlli. Abbiamo già abbastanza problemi”. Ad oggi, la famiglia Cozzi paga ogni volta che compra medicine per la figlia o fissa appuntamenti da specialistici. Così è stato per l’ultimo esame, un controllo oculistico, circa quindici euro. Per la tredicenne ci sono adesso altri controlli medici in vista. E altre spese.

Maria Cristina ha puntato in alto per avere una risposta. Una settimana fa ha scritto tramite Facebook al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Poi ha spedito una mail all’assessore regionale al diritto alla salute Daniela Scaramuccia. “Quello della mia famiglia non è un caso isolato – conclude – sono sicura che altri, come noi, pagano il ticket per un cavillo assurdo”.
 

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