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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Tav, bufera sul trasferimento di Zita. Per il direttore generale Baretta: faceva politica

Alto funzionario della Regione racconta la propria verità sul caso Zita-Lorenzetti-Tav: si era "spinto al di là della propria competenza tecnica avventurandosi sul terreno più squisitamente politico"

Fabio Zita, lo “stronzo”, come lo appellava Maria Rita Lorenzetti, l’ex presidente della Regione Umbria e di Italferr, oggi agli arresti domiciliari per associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta sui cantieri Tav a Firenze, ha detto la sua verità. L’architetto al vertice della Via regionale, a cui spesso capitava di far muro contro la ‘squadra’ Lorenzetti, è uscito alla scoperto: “Si è trattato di una sostituzione immotivata, ho lasciato solo per spirito di servizio”. Il presidente Enrico Rossi nella bufera, le immancabili polemiche. Poi ieri, nel tado pomeriggio, dopo la verità di Zita, quella del direttore generale della Presidenza della Regione Toscana, Antonio Barretta. Qui l’integrale della dura lettera di Barretta contro Zita:

“Per alcuni giorni ho ritenuto opportuno non entrare pubblicamente nei particolari delle motivazioni che mi hanno indotto a dare l'assenso al trasferimento dell'architetto Fabio Zita dal settore della VIA a quello della Tutela, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio. Tuttavia, le sollecitazioni mediatiche a cui sono sottoposto in questi giorni e alcune interpretazioni deformanti delle mie decisioni che si stanno diffondendo, mi inducono a entrare nel merito del procedimento amministrativo seguito per destinare ad altro settore l'architetto Zita e delle relative motivazioni. Per quanto riguarda il procedimento amministrativo ho naturalmente seguito quanto dispone l'articolo 18 della legge regionale n. 1 del 2009 secondo cui il Direttore generale "può, per specifiche esigenze di servizio, assegnare ad altro incarico corrispondente i dirigenti della struttura di cui è responsabile".Venendo alle motivazioni devo sottolineare che in più di una occasione sono stato costretto a contestare all'architetto Zita di non aver limitato le proposte di prescrizioni della valutazione di impatto ambientale alle opere di mitigazione, ma di aver indicato anche le opere compensative, cioè di essersi spinto al di là della propria competenza tecnica avventurandosi sul terreno più squisitamente politico.
Inoltre, nella gestione del nucleo regionale di valutazione di impatto ambientale, di cui era il coordinatore, non era solito seguire in maniera rigorosa le prescrizioni regionali, che prevedono la partecipazione all'istruttoria degli atti, per la predisposizione del parere conclusivo, dei soli dirigenti della Regione Toscana e dell'Arpat, e non di altri soggetti o enti esterni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che mi ha fatto capire che l'architetto Zita non aveva più la necessaria serenità per ricoprire la responsabilità del settore di VIA è stata una email che mi ha inviato il 30 maggio 2012, e il cui contenuto, offensivo dell'istituzione regionale e anche del mio ruolo, mi ha spinto a indirizzargli un richiamo scritto, a cui l'architetto Zita non ha mai replicato. La ragione per cui fino ad ora non avevo reso pubbliche le motivazioni di questa mia decisione era solo quella di non mettere in cattiva luce un dirigente regionale che molto ha dato in tanti anni all'istituzione per cui lavora. Ma proprio il rispetto per questa istituzione mi ha spinto, mio malgrado, a questo chiarimento".

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