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Cronaca

Firenze vestita a lutto poi la fiaccolata in piazza Dalmazia

Dalle 12 alle 12,10 saracinesche tirate giù, minuti di silenzio, radiotaxi in silenzio e i banchini di San Lorenzo chiusi. Alle sei del pomeriggio una fiaccolata in piazza Dalmazia

Si può morire di follia? Si. Firenze ieri ha conosciuto anche questa triste realtà. Samb Modou e Diop Mor sono morti sotto i colpi di una 357 magnum ma a premere il grilletto è stata la follia più bieca, marcia, infondata ed inutile, quella di Gianluca Casseri. Ieri, poche ore dopo la strage, è stato proclamato il lutto cittadino, ed oggi Firenze per 10 minuti si è fermata, o almeno ha provato a farlo. Da mezzogiorno a mezzogiorno e dieci le saracinesche dei negozi della città sono state tirate giù; nelle scuole è stato rispettato un minuto di silenzio, così come ad inizio dei turni di lavoro. E nel tardo pomeriggio, alle 18 in piazza Dalmazia, la Rete Antirazzista di Firenze ha organizzato una fiaccolata in memoria delle vittime della strage.

PIAZZA DALMAZIA – Sotto una pioggia scrosciante sono trascorsi i minuti del silenzio e del ricordo. Lì, dove sono caduti a terra di due ambulanti senegalesi, qualcuno ha sfidato le condizioni avverse e si è stretto nel punto esatto dove i corpi ancora caldi si sono distesi. Caldi, ma già troppo freddi , tanto da esalare l’ultimo respiro, quello definitivo. Mazzi di fiori, biglietti, candele e lumini da morto. Piove e forte, ma la piccola processione, cominciata nella serata di ieri, è continua. Chi porta una rosa, chi si ferma un attimo fa il segno cristiano e se ne va, chi arriva in bici e si ferma per un breve momento di raccoglimento. Alle 12 in punto anche i negozi si raccolgono in lutto. Saracinesche chiuse a metà, un po’ come le bandiere a mezz’asta delle istituzioni. “Nessuno di noi è razzista” dicono all’unisono i commercianti della piazza. “Li conosciamo tutti, da anni posano la loro merce nei nostri marciapiedi”. Sì perché nella parte interna dell’ovale di piazza Dalmazia ci sono i banchi del mercato, in quella esterna, sopra i marciapiedi gli ambulanti. Incredulità, sgomento, dolore, questi i volti di un quartiere un po’ abbandonato, che oggi, nel giorno del pianto, rivendica una matrice solidale e cooperativa. E ieri? Gli spari, il fuggi- fuggi, qualche grido. “All’inizio – dice una donna di un negozio a pochi metri dalla sparatoria – sembravano petardi”. Il tonfo è inconfondibile, la cosa tuttavia “è stata talmente inaspettata – continua – che solo dopo qualche attimo, dopo aver visto le persone scappare, qualcuno mettersi al riparo in negozio, ho capito che avevano sparato. Poi i morti, il sangue, le ambulanze; siamo davvero scossi”.

Il lutto cittadino Giorgi/Firenzetoday

SAN  LORENZO – Nel cuore di Firenze si è consumato il secondo tempo folle di Gianluca Casseri. Ed è qui che questa la striscia di sangue ha visto l’epilogo, anche questo immerso nel sangue. Casseri spara ad altri due senegalesi, poi, circondato dalla polizia, si toglie la vita all’interno del parcheggio sotterraneo di San Lorenzo. Per questo, oggi, il mercato è rimasto chiuso. Banchini lungo le strade ma rigorosamente chiusi. L’atmosfera è irreale: quelle strade in cui di solito brulicano turisti e fiorentini, oggi sono deserte. Vuoto il selciato dai turisti, vuoto il sagrato della basilica, oggi i senegalesi non lavorano. Affisso in tutti i teloni dei banchini chiusi un messaggio chiaro, “No al Razzismo”. “Il mercato di San Lorenzo – continua lo scritto – aderisce alla giornata di lutto cittadino con la chiusura di tutte le attività ambulanti per solidarietà ai colleghi rimasti vittime dei drammatici fatti di Piazza Dalmazia e di San Lorenzo”. Da San Lorenzo all’ambasciata del Senegal a Firenze è un attimo. Davanti al portone sono stati deposti alcuni mazzi di fiori.
TAXI – Fermi anche i tassisti. Entrambe le cooperative fiorentine, So.co.ta e Co.ta.fi, hanno aderito al lutto cittadino con 5 minuti di silenzio radio tra le 12 e le 12,05. Cinque minuti in cui le centrali radiotaxi sono state mute per manifestare il proprio cordoglio verso la comunità senegalese a Firenze.

PALAZZO VECCHIO – Il sindaco Matteo Renzi, la Giunta, i consiglieri e i dipendenti del Comune e qualche commerciante di piazza della Signoria si sono raccolti in tre minuti di silenzio all’interno del Cortile della Dogana. A margine della cerimonia Renzi, che in mattinata si è recato in piazza Dalmazia, è tornato sulla strage: “Firenze non è una città razzista”, ma “vittima del razzismo”. “Diciotto anni fa – ha continuato Renzi, riferendosi alla strage di via dei Georgofili – ci siamo svegliati con una bomba che aveva ferito al cuore ala nostra città; ma nessuno ha pensato che siamo una città mafiosa, abbiamo pensato di essere una città vittima della mafia. Così allo stesso modo oggi ci siamo svegliati colpiti al cuore dal razzismo e dalla xenofobia; non ci siamo svegliati città razzista ma città vittima del razzismo”. Renzi poi, prendendo spunto dal dibattito sul razziamo che sta alimentando le pagine dei quotidiani nazionali e locali, ha rilanciato sul diritto di cittadinanza: “Io non ho alcun dubbio: chi nasce in Italia è italiano. L'ho detto alla Leopolda, sia nel 2010 sia quest'anno, e a maggior ragione lo dico oggi in Palazzo Vecchio nel giorno del lutto cittadino di Firenze”. Vuoti legislativi, ma anche culturali, ed è questa la vera battaglia, secondo il sindaco, su cui giocare e vincere la battaglia sul razzismo: “C’è bisogno di una gigantesca battaglia educativa e culturale: una battaglia che va vinta nelle scuole e nella società. Per me questa battaglia educativa è quasi più urgente della questione economica”. “Tutto ciò che è diverso oggi fa paura – ha concluso – e noi dobbiamo combattere questa paura del diverso e dire che l'integrazione è l'unica strada”.
 

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