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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Rifredi / Piazza Dalmazia

Lutto in piazza Dalmazia e Palazzo Vecchio, l’addio dei fiorentini

La fiaccolata e il lutto cittadino in piazza Dalmazia e a Palazzo Vecchio. Attesa per la manifestazione di sabato per chiedere la chiusura di CasaPound

Prima che si accendessero le candele della fiaccolata, il marciapiede dove sono stati uccisi Samb Modou e Diop Mor era colmo di mazzi di fiori, rose, candele. Un altare di pensieri, lì dove la follia umana ha mostrato il suo volto più crudele e sanguinario. Il profumo dei fiori per qualche giorno coprirà la puzza della cecità, l’odore della morte assurda. Un migliaio in tutto le persone che ieri sera si sono raccolte attorno al luogo dove i due senegalesi hanno abbandonato la vita. “No alla cultura dell’odio” era scritto su un cartello sostenuto da un ragazzo senegalese nel punto esatto della sparatoria. Tanti fiorentini, tanti senegalesi, uniti nel ricordo dei due ambulanti freddati da Gianluca Casseri, il 50enne, che quel maledetto 13 dicembre ha premuto il grilletto. “Siamo tutti lo stesso mondo siamo tutti lo stesso paese”, recitava uno striscione in piazza. Pensieri in italiano, in arabo, un cuore di piccole candele, la bandiera italiana a mezz’asta e quella del Senegal appoggiata tra i fiori. Alle 18 si sono accesi i lumi, raccoglimento, silenzio, ma anche l’allestimento di uno speakers-corner per dar voce a migranti ed italiani.

“Persone bravissime, gentili, sorridenti - ha raccontato un'anziana abitante del quartiere ricordando i tre senegalesi colpiti da Casseri -, capitava di fermarsi a parlare con loro, di chiedere notizie sulla vita nel loro paese”. Il microfono è passato tra le mani del portavoce della comunità senegalese Pape Diaw. Ricordo sentito, toccante, parole di pace, mai di vendetta; poi il discorso ha virato di qualche grado e Pape ha introdotto le leve portanti su cui far poggiare la manifestazione organizzata per sabato prossimo. “Non vogliamo violenza alla manifestazione di sabato, non vogliamo che i soliti violenti spacchino tutto, la nostra risposta al razzismo deve essere all'insegna della pace”. Nessuna violenza, ma un precetto chiaro: “Vogliamo la chiusura di Casapound - ha aggiunto Diaw - e se la manifestazione di sabato non basterà porteremo la nostra protesta davanti alla sede di Casapound di Pistoia”. Tutti d’accordo? Non tutti. Alcuni presenti al presidio, adotterebbero volentieri una linea più intransigente, e non lo hanno nascosto: “Via i fascisti da tutte le città – hanno gridato – da Firenze medaglia d'oro della Resistenza ricacceremo i fascisti nelle fogne”.

La fiaccolata di piazza Dalmazia - Giorgi/FirenzeToday

PALAZZO VECCHIO – Un’ora prima della fiaccolata il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio si è aperto alla città e si è stretto attorno ai drammatici fatti di martedì. Un Consiglio comunale straordinario, convocato per il lutto cittadino, a cui hanno partecipato il ministro per la cooperazione internazionale, Andrea Riccardi, il presidente della Regione Enrico Rossi, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il segretario della Cgil, Susanna Camusso, le massime autorità religiose in città e Pape Diaw, il portavoce della comunità senegalese. Il momento più toccante, un vero e proprio fuori programma durato qualche minuto prima dell’inizio dei lavori. Il Consiglio, come da consuetudine, si è aperto con l’Inno di Mameli seguito dall’Inno alla Gioia. Una volta che gli altoparlanti hanno taciuto, i senegalesi presenti hanno cantato a cappella l’inno del loro Paese. Terminato l’inno Mouhamadou Diuf Bamba, della comunità senegalese di Campi, si è diretto davanti al palco delle autorità, si è rivolto alla sala gremita ed ha intonato una preghiera funebre. Grida di dolore, le lacrime a bagnare qualche volto, la voce acutissima di una preghiera lontana dai riti conosciuti e sicuri. In un attimo, un pezzo d’Africa; bellissimo. “Siete parte integrante e fondamentale della nostra città e del nostro Paese”. Così il sindaco di Firenze Matteo Renzi si è rivolto poco dopo alle centinaia di senegalesi che affollavano il Salone. Per l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, quello di martedì è stato “un gesto di follia che nasce da una sua cultura. Solo una cultura del legame riuscirà a demolire queste manifestazioni di odio che poi prendono forme inaccettabili”. “Bisogna riconoscere la vita umana come valore intangibile - ha proseguito Betori - per isolare chiunque pensa che si può uccidere. La vita di un uomo vale l'infinito. Bisogna riscoprire il senso profondo di fraternità. Ogni uomo è mio fratello. Solo così - ha concluso Betori - oltre ogni ulteriore specificazione, potremo costruire una democrazia forte”.

Strage senegalesi: la commemorazione delle vittime © TmNews/Infophoto

CAMUSSO – Per il segretario nazionale della Cgil non ci sono dubbi: “Quanto è avvenuto ieri a Firenze è potuto succedere perché' è tornata a esistere un'ideologia politica razzista e fascista”. “Penso - ha continuato - che la città di Firenze sia straordinaria, che abbia reagito. Ma forse la giornata di oggi deve servire a dire che dobbiamo fare presto delle cose. E allora dico al ministro Riccardi, seduto al tavolo della presidenza, che bisogna dare la cittadinanza a chi nasce qui. Bisogna impedire che la paura della crisi, dell'impoverimento e del lavoro motivi il fatto che ciascuno si chiuda in se' stesso e veda nell'altro un nemico. E allora regolarizziamo chi è nel nostro Paese. Questa - ha concluso Camusso - è la forma migliore di accoglienza e integrazione”. La Camusso chiama il ministro Riccardi, ed il ministro risponde: “Sono tempi difficili. Dobbiamo vigilare e impegnarci tutti perché' la tensione non si scarichi sui più deboli ed i diversi. La loro integrazione - ha continuato il ministro - non deve essere un dono ma un diritto, deve essere un impegno del Governo e della società. Mai più avvenga qualcosa di simile”. Il rabbino Levi non ha alcun dubbio: “La città ha reagito subito e immediatamente. Questo è un fatto molto importante”. E poi avverte: “Ora e adesso, Percha' domani potrebbe essere troppo tardi”. “Ringrazio – ha sottolineato l'imam di Firenze, e presidente nazionale dell'Ucoii, Izzedin Elzir – i miei concittadini che hanno osservato il lutto, come quelli al mercato di San Lorenzo che oggi hanno chiuso tutta la giornata per stare vicino al loro collega ferito in maniera grave. E’ un gesto molto importante, chi fa commercio non è facile che chiuda una giornata”. L’imam ha concluso il suo intervento lanciando un invito alle istituzioni: “Occorre recepire la normativa europea che dice di dare il voto amministrativo agli immigrati che vivono e lavorano da cinque anni in un paese”.
 

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