rotate-mobile
Cronaca

Tensione dopo la carneficina, la Digos presidia il centro di CasaPound

L'associazione di destra non ci sta ad essere accostata al killer e annuncia azioni legali. La tensione è alta e il centro di CasaPound è presidiato dalla Digos

I primi spari in piazza Dalmazia, i primi corpi che cadono a terra. Muoiono due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, un terzo Moustapha Dieng rimane gravemente ferito. Sangue per le strade e già le voci si rincorrono. Sulle prime sembra un regolamento di conti, e spunta l’idea dell’intreccio con la criminalità organizzata. Ma non è finita e tutto è così strano. La follia omicida di Gianluca Casseri, il killer, non si placa, si sposta in San Lorenzo. Di nuovo gli spari, ancora il sangue. Altri due senegalesi, Sougou Mor e Mbenghe Cheike, vengono raggiunti dai proiettili della 357 Magnum del negazionista e neonazista pistoiese. Poi l’ultimo gesto, quello definitivo: Gianluca Casseri si mette la pistola in bocca e preme il grilletto. La mattanza è finita. Ancora voci: “un folle”, “gesto isolato”. Qualcosa tuttavia non torna, c’è qualcosa di più. Ed allora i giornali ed il web si scatenano. In poco meno di un’ora emerge a chiare lettere il lascito dell’assassino, la filosofia ispiratrice, il timbro della strage. Il culto del neonazismo, il sostegno alle teorie negazioniste, gli scritti fantasy ed esoterici, la passione per i miti celtici, gli scritti e le pubblicazioni. Follia certo, ma con connotazioni politiche ben precise, dai colori netti. Un uomo della destra estrema, un killer intransigente, razzista, xenofobo.

L’evento si espande, dilaga, tocca tutti i confini del Paese, dalle istituzioni alla vita civile. Il cordoglio è unanime. Giunge la notizia che Casseri fosse un militante di CasaPound. Pare che le forze dell’ordine lo avessero già identificato almeno un paio di volte durante alcune manifestazioni passate del movimento. "Dolore, sbigottimento e solidarietà alla comunità senegalese, residente in Italia. I fatti avvenuti oggi a Firenze sono di una gravità assoluta. Il fatto che l'assassino gravitasse nelle fila dell'estremismo di destra impone un più severo controllo da parte delle forze dell'ordine in quegli ambienti impregnati di violenza razzista", dichiara poco dopo la strage il senatore del Partito Democratico Andrea Marcucci. Pochi minuti è la notizia si ridimensiona: da militante a simpatizzante. Ma la polemica impazza, tanto che dal movimento di estrema destra esce un comunicato che precisa i rapporti con il killer: “Teniamo a precisare che il soggetto in questione mai è stato un militante della nostra Associazione”. “Il semplice fatto della sua partecipazione ad una nostra manifestazione –continua la nota – non è assolutamente sinonimo di impegno politico in e per CPI, come il fatto che fosse iscritto da simpatizzante a Pistoia non vuol dire che partecipasse in alcun modo alle attività organizzative della sezione. Peraltro alle nostre manifestazioni un buon 50% dei partecipanti è costituito da persone esterne all'organizzazione”. Dalle precisazioni alle minacce di querele: “E’ del tutto indebito –conclude la nota – e campato in aria creare un collegamento concreto, peraltro inesistente nei fatti, tra l'assassino e la nostra associazione. Ci riserviamo di adire senza ulteriori indugi le vie legali nei confronti di chiunque porti avanti il tentativo di infangare il nome di CasaPound Italia accostandola ad una tragedia della follia compiuta da un malato di mente”. La tensione tuttavia rimane alta. Così nella serara di ieri la Digos ha organizzato un presidio di sorveglianza presso la sede di Casapound a Firenze.

 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tensione dopo la carneficina, la Digos presidia il centro di CasaPound

FirenzeToday è in caricamento