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Cronaca Centro Storico / Piazza della Signoria

Ventennale della strage dei Georgofili, i commenti nella giornata del ricordo

Per il presidente del Senato, Pietro Grasso, arrivato in Palazzo Vecchio, "troppi profili di quel tragico disegno rimangono ancora oscuri. Spesso verità storica e giudiziaria non si sovrappongono"

PIETRO GRASSO, PRESIDENTE DEL SENATO – “Troppi profili di quel tragico disegno rimangono ancora oscuri. Spesso verità storica e giudiziaria non si sovrappongono. Le sentenze – ha continuato l’ex procuratore nazionale antimafia – hanno accertato le responsabilità di esecutori e parte dei mandanti, quelli mafiosi naturalmente”. E sulla trattativa Stato-mafia: “Una delle funzioni del processo è ricostruire la verità e accertare responsabilità. C’era certamente un obiettivo nel ricatto di ‘Cosa nostra’ allo Stato, più in generale c’era un tentativo di migliorare le condizioni in cui versavano i mafiosi, ma c’era anche dell’altro che continuiamo a cercare. In un’Italia scossa sul piano politico istituzionale dalle indagini di Tangentopoli quel tentativo di destabilizzare la struttura democratica – ha aggiunto Grasso riferendosi alle stragi mafiose – era estremamente pericoloso. Con i Georgofili l’intimidazione mafiosa nei confronti delle istituzioni aggredì il patrimonio artistico ma diventava, così la definirono le sentenze, terrorismo mafioso”.

MATTEO RENZI, SINDACO DI FIRENZE – “C’è una partita da giocare: sette studenti su dieci non conoscono la strage dei Georgofili. Bisogna partire dai giovani. Bisogna far capire loro che il sacrificio di Firenze, scritto con il sangue, ci ha poi consegnato una città che reagisce e che è in prima fila nella lotta alla mafia. Insieme al presidente del Senato Pietro Grasso, al presidente della Regione Enrico Rossi e alle altre autoritàil sindaco si è poi spostato in via dei Georgofili, dove il 27 maggio del ‘93, all'1:04, esplose la bomba mafiosa. Al terzo piano di un palazzo che si affaccia in quella strada è stata scoperta una statua in ricordo della tragedia: l’opera ‘I passi d’oro’ è dello scultore Roberto Barni.

ENRICO ROSSI, PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA – Per il governatore il compito dello Stato è quello di “individuare mandanti a volto coperto e se ci furono contatti fra mafia e pezzi delle istituzioni”. Rossi poi ha ricordato come i soccorritori “contrapposero al messaggio della violenza estrema il messaggio della solidarietà e della legalità. La città ferita reagì. Questa è la spina dorsale della democrazia”. Riguardo la ricerca della verità “ci impegnano a non fermarci le indagini non si chiudono e anche la memoria deve rimanere vigile”.

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