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Stato-Mafia, la Firenze dei Georgofili non si accontenta del riassunto

L'Associazione fiorentina delle vittime, per voce della Presidente Maggiani Chelli, ritiene tardive le conclusioni che oggi vengono tratte, diverso sarebbe stato seguire tutte le udienze "con lo stesso zelo"

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto ai giudici di Palermo nel corso dell'udienza del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Il Capo dello Stato, non senza polemiche, è stato sentito come teste.
La magistratura ha ritenuto importante richiedere alla più alta carica dello Stato una "valutazione istituzionale" su quanto avveniva in quegli anni difficili a Roma, a Firenze e Milano. Nei giorni precedenti l'audizione il presidente della Regione Toscana così commentava: "È inaccettabile che il presidente Napolitano, dopo avere dichiarato che non aveva nulla da dire nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, debba non solo essere ascoltato dai pm della Procura ma addirittura interrogato dal legale di Riina boss di Cosa Nostra. È un vulnus portato alla massima carica dello Stato, garante della Costituzione. Un'indecenza che poteva essere evitata, un'umiliazione al nostro Paese, una mancanza assoluta di rispetto a tutti gli italiani che credono nel valore delle Istituzioni. Spero che la politica tutta e il mondo della cultura giuridica e costituzionale voglia far sentire la propria voce indignata contro questa deriva distruttiva delle istituzioni democratiche" ha dichiarato Enrico Rossi.

La valutazione di Napolitano è stata trascritta nel verbale: "Nuovi sussulti di una strategia stragista dell'ala più aggressiva della mafia, si parlava allora in modo particolare dei corleonesi, e in realtà quegli attentati, che poi colpirono edifici di particolare valore religioso, artistico e così via, si susseguirono secondo una logica che apparve unica e incalzante, per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut-aut, perché questi aut-aut potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure soprattutto di custodia in carcere dei mafiosi o potessero avere per sbocco la destabilizzazione politico-istituzionale del paese e naturalmente era ed è materia opinabile. Comunque non ci fu assolutamente sottovalutazione".

Da Firenze pronto il commento dell'Associazione fra i familiari delle vittime della Strage dei Georgofili che non trova risolutivo l'ultimo capitolo scritto in merito alla tragica questione: "E' tardi - dice Giovanna Maggiani Chelli ai media che si affrettano a rendere note le parole del Presidente della Repubblica - se all'epoca dei processi fossero stati pubblicati con lo stesso zelo i verbali di udienza, oggi gli italiani saprebbero la storia di questo infame Paese" e conclude con "abbiamo vissuto 20 anni con il prosciutto sugli occhi".

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