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Cronaca

La comunità non esclude il confronto con CasaPound ma “Deve chiudere”

CasaPound tenta il dialogo con la comunità senegalese ferita dopo la strage. Il portavoce non esclude il faccia a faccia: "Ribadiamo la nostra richiesta di chiusura"

La situazione è tesa in vista della  manifestazione di domani per omaggiare le vittime della follia di Gianluca Casseri. L’uomo, estremista di destra e frequentatore dell’associazione CasaPound, ha freddato due fiorentini, provenienti dal Senegal, con una 357 magnum.
Ora proprio il centro sociale di destra tenta un dialogo con quella comunità ferita dalla scomparsa di Samb Modou, 40 anni, e Diop Mor, di 54. Nonostante la richiesta del portavoce della comunità senegalese, Pape Diaw, che mercoledì, non da solo, ha invocato esplicitamente "la chiusura di CasaPound", il responsabile del circolo fiorentino, Saverio Di Giulio, si é detto ottimista: "Un incontro comunque ci sarà". E dice di aver "riscontrato aperture" in uno dei portavoce della comunità, Assan Kebe, con il quale spiega di aver parlato a margine di una trasmissione tv. "Sono certo che l'incontro tra noi avverrà, e potremo chiarire che non siamo razzisti, non siamo per le guerre tra poveri come alcuni stanno dicendo: la dichiarazione di Diaw sulla nostra chiusura è frutto di strumentalizzazioni messe in atto dalla sinistra estrema fiorentina, non è una frase realmente appartenente alla comunità senegalese". La sua versione dei fatti, però, è smentita almeno in parte dallo stesso Kebe, che ne offre una piuttosto diversa. "E' vero, abbiamo parlato - ha chiarito il portavoce - ed in via generale la comunità senegalese non esclude che potrebbe in futuro esserci un incontro con CasaPound, perché noi siamo sempre disponibili al confronto. Tuttavia - ha aggiunto - adesso siamo troppo arrabbiati per quello che è accaduto, e non ci fidiamo di quello che loro fanno e dicono: al momento ribadiamo la nostra richiesta di chiusura, e quanto all'incontro, si vedrà". Per ora dunque, il dialogo resta una prospettiva lontana.

MINISTRO - E mentre sulla vicenda interviene preoccupato lo stesso ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, parlando di "fatti inquietanti e drammatici", da sinistra il tam tam per far tirare giù le saracinesche a CasaPound prosegue con il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero: "Dopo la strage di Firenze non capisco cosa aspetti il ministero dell'Interno a chiudere CasaPound - ha detto - è evidente che il lifting culturale con cui si presentano questi gruppi serve solo a nascondere la ricostruzione di organizzazioni fasciste e naziste".

RENZI - Di tutt'altro tenore, invece, l'opinione del sindaco di Firenze, Matteo Renzi. "Non è dicendo 'chiudiamo un centro sociale' che abbiamo risolto i problemi - ha commentato stamani - Da sindaco quando CasaPound commemora i cecchini fascisti nel giorno in cui il Comune ricorda la Liberazione esprimo tutta la mia rabbia e la mia disapprovazione, ma attenzione a dare a tutti quelli che frequentano i centri sociali le responsabilità penali che appartengono ai singoli".
 

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