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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Scuola: niente educazione civica sui banchi

Nonostante le numerose firme raccolte a Firenze

Niente da fare: la sperimentazione dello studio obbligatorio dell'educazione civica è stata rimandata al prossimo anno scolastico. Lo stop è arrivato dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) si è infatti riunito ieri per l’espressione del parere sullo “Schema di decreto relativo alla sperimentazione nazionale in merito all’insegnamento trasversale dell’educazione civica in tutte le scuole del primo e secondo ciclo del sistema nazionale di istruzione”. La nuova legge sull'educazione civica entrerà quindi in vigore dall'anno scolastico 2020/2021.

A Firenze in tanti si erano mobilitati per sottoscrivere la legge di iniziativa popolare sulla reintroduzione dell'educazione civica: primi fra tutti Dario Nardella e Matteo Renzi. Anche il campione di pallavolo Ivan Zaytsev, in occasione dei mondali che si tennerò in città lo scorso autunno, firmò la proposta in Palazzo Vecchio. 

Educazione civica obbligatoria, una diversa strategia

Il Cspi, inoltre, fa presente che per introdurre una riforma di tale portata, che intende coinvolgere tutte le scuole dall’a.s. 2020/21, servirebbe una strategia diversa, fondata su: la condivisione del senso dei cambiamenti proposti (non esiste, a tutt’oggi, una specifica epistemologia della disciplina “educazione civica”); la preparazione che eviti improvvisazioni (in questo caso mancano le integrazioni alle “Indicazioni Nazionali” per il primo ciclo e per i licei e alle “Linee Guida” per i gli istituti tecnici e professionali); la valorizzazione di quanto di interessante le scuole hanno già realizzato sull’argomento; un rapporto molto più stretto col territorio di riferimento per rendere significative le esperienze di educazione civica progettate; il coinvolgimento e la corresponsabilità degli enti locali, componenti indispensabili per la progettazione; l'abbandono del triste rituale delle clausole di invarianza (nessun incremento di organico del personale; assenza di specifiche risorse finanziarie) che costringe a fare affidamento solo sulla buona volontà di insegnanti e dirigenti.

Il Cspi, in conclusione, "ritiene necessario non dare avvio alla sperimentazione" suggerendo, invece, di utilizzare l’anno scolastico in corso per: preparare studenti e genitori al significato del nuovo insegnamento, anche in previsione delle opportune ridefinizioni dei patti di corresponsabilità; chiarire il rapporto tra la nuova disciplina e i comportamenti sociali e civici (anche alla luce delle nuove “competenze-chiave” europee del 22 maggio 2018); realizzare adeguate iniziative di formazione del personale scolastico; studiare modalità di valutazione del nuovo insegnamento - anche nelle sue connessioni con gli strumenti attualmente esistenti, quali le rubriche di valutazione - che chiariscano i diversi livelli di apprendimento corrispondenti ai voti, la certificazione delle competenze e il sistema degli esami.

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