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Cronaca

Crisi, sciopero dei giornalisti di Metro: venerdì non sarà distribuito a Firenze

Lo sciopero è legato al piano di interventi "anti-crisi presentato dall'editore nel quale si chiede un ulteriore innalzamento al 50% dell'attuale quota di solidarietà dei contratti applicati ai redattori"

Domani il free press Metro non verrà distribuito a Firenze. Infatti l’assemblea dei giornalisti del quotidiano oggi ha deciso, all’unanimità, di scioperare. Quindi, domani il quotidiano non sarà in distribuzione. Il motivo che ha portato a tale decisione, la prima nei 13 anni di vita del giornale, “è - si legge in una nota di Cdr e l’assemblea dei giornalisti - l’irricevibile piano di interventi ‘anti-crisi’ presentato dall’editore nel quale si chiede un ulteriore innalzamento al 50% dell’attuale quota di solidarietà dei contratti applicati ai redattori (quota già triplicata lo scorso luglio) e il trasferimento della sede di Milano”.  

Addirittura  nella nota si specifica come si prefiguri il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e la chiusura della sede di Milano. Nel capoluogo lombardo e a Roma vengono di fatto prodotti i giornali anche per le altre quattro città in cui viene distribuito: Bologna, Genova, Torino e Firenze.  

“Inoltre su tale piano – continua la nota - la direzione giornalistica si è già resa disponibile a riorganizzare il lavoro della redazione. Per la prima volta i giornalisti di Metro Italia si trovano costretti a ricorrere a una forma di protesta drastica come quella dello sciopero per ribadire il loro fermo “no” al continuo e inarrestabile impoverimento di un quotidiano che già da tempo sopporta una gestione deficitaria da parte di un editore capace solo di tagliare e privo di qualsiasi strategia di rilancio dell'unica testata freepress presente in ben sei città (Roma, Milano, Firenze, Bologna, Genova e Torino). L’assemblea ha dato infine mandato al Cdr di gestire gli altri quattro giorni di sciopero del pacchetto deciso al momento dell’indizione dello stato di agitazione lo scorso 24 ottobre”.

La replica dell’editore arriva sempre in una nota. “In uno scenario di crisi del mercato pubblicitario senza precedenti in questo Paese, che ha messo in ginocchio testate storiche e blasonate del panorama editoriale italiano, la strada di un contenimento ferreo dei costi è oggi una strada obbligata per chi come Nme crede fortemente in Metro e nelle sue chance di rilancio sul mercato della carta stampata. Sono stati apportati savings in tutti i comparti produttivi, non solo nell’organico redazionale. Continui investimenti sono stati effettuati negli anni, sia per consolidare il brand di Metro con campagne pubblicitarie a livello nazionale, sia per sviluppare nuove piattaforme digitali. Non comprendere lo scenario economico generale nel quale ci si sta muovendo (e per dei giornalisti non essere informati è cosa grave), significa eludere il vero problema - il crollo degli investimenti - e indebolire un editore che sta resistendo nella tempesta e pianificando il futuro. Anche lo sciopero di oggi, in questo quadro, appare una scelta inspiegabile e autolesionista”.

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