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Cronaca

Ataf, sciopero degli autisti: ecco l'accordo tra azienda e lavoratori

Ecco il piano che ha permesso il ritorno alla normalità interrompendo lo sciopero 'selvaggio'dei lavoratori

Primo: assunzione full-time per 8 lavoratori part-time, gli ultimi rimasti in azienda. Secondo: la procedura di spacchettamento aziendale che viene rimandata a dopo la gara regionale. Terzo: la disdetta del contratto integrativo è stata revocata. Sono questi i tre punti su cui si è strutturato l’accordo tra gli autisti e Ataf Gestioni. Un patto firmato dalla Rsu, quindi dai Cobas e dal Sul. E sottoscritto da Cigl, Ugl e Faisa. Una piattaforma programmatica che guarda al futuro e che nell’immediato presente ha permesso il ritorno alla normalità: siglato il patto, i lavoratori hanno interrotto lo sciopero ‘selvaggio’, con i mezzi fermi nei depositi anche durante le fasce di garanzia.

Se i primi due punti sono praticamente congelati, il terzo, la partita sulla ridefinizione del contratto, riparte da zero. Da qui in avanti infatti, tra proprietà e parti sociali, si aprirà un nuovo banco di trattativa che, ritirata la disdetta avanzata a settembre, andrà a ridefinire ex novo l’integrativo. E quindi il nastro guida (le ore al volante), i giorni di riposo, il premio di produttività. La soluzione del rebus dovrà essere raggiunta entro il 31 gennaio. Altrimenti, se perdurerà il muro contro muro, l’azienda procederà con l’invio di una nuova disdetta degli accordi che, a norma di legge, entrerà in funzione trenta giorni dopo la comunicazione.

Alessandro Nannini,  coordinatore della Rsu, dei Cobas Ataf, due giorni di protesta dura, poi la firma. Soddisfatto?
“L’azienda è tornata indietro sui propri passi, questa è la cartolina finale dello sciopero. Non solo, questa mobilitazione ha unito i lavoratori. Tanta unità tutta insieme non si vedeva da anni. Ma soprattutto ha dimostrato a questa azienda che ci può essere un strada diversa per portare avanti le trattative, con l’assemblea degli autisti che è stata il vero motore di tutta la partita”.

In che senso?
Primo, per via della partecipazione: numerica ma anche fattiva. Un prima volta assoluta. Secondo, e ancora più importante, le dinamiche con cui si è svolto il tavolo del confronto: chi andava a trattare era il portavoce dell’assemblea che gli consegnava, volta, volta, passaggio dopo passaggio, il mandato. Tutto è stato deciso dall’assemblea: prima di firmare abbiamo votato”.

Perché, scusi, prima non era così?
“No, fino ad oggi abbiamo prima firmato e poi siamo andati di referendum”.

L’assessore alla mobilità Bonaccorsi, l’ultimo presidente che ha guidato l’Ataf pubblica, ha descritto la vostra protesta come un atto politico contro Renzi. Come risponde?
“Ma quale protesta politica. Questa battaglia l’abbiamo iniziata nel momento in cui è partita la disdetta degli accordi e l’ipotesi di ‘spacchettamento’ aziendale. Siamo arrivati al primo sciopero poco dopo la comunicazione di Ataf Gestioni. Lui, come al solito, ha fatto lo scudiero di Renzi.  È andato su tv e giornali a fare il paladino del sindaco. A metterci la faccia per lui”.

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