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Allarme degli psicologi / Sollicciano

Emergenza salute mentale in carcere, “Sollicciano e Livorno i contesti più problematici”

Oltre al dramma dei suicidi aumentano gesti autolesivi e aggressioni

“Nelle carceri italiane c’è anche un’emergenza salute mentale. In Toscana  i contesti più problematici sono le case circondariali di Sollicciano a Firenze e Le Sughere a Livorno. Oltre al dramma dei suicidi, registriamo purtroppo gesti autolesivi o eterolesivi di cui è difficile avere un numero certo”.  A dirlo è la dottoressa Ilaria Garosi, membro  del gruppo di lavoro sulla psicologia penitenziaria dell’Ordine toscano, facendo una fotografia dello stato di salute psicologica dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria nelle carceri toscane.

I dati diffusi dal provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per la Regione Toscana aggiornati al giugno 2023 registrano quattro suicidi nel carcere fiorentino, 44 gesti di autolesionismo, 128 scioperi della fame e 50 aggressioni al personale di polizia. Lunedì scorso l’ultimo caso eclatante.

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“Il sovraffollamento dei penitenziari – dice Garosi - è un fattore che evidentemente incide in maniera negativa, così come la tipologia delle persone detenute: molti individui già problematici vengono detenuti anziché adeguatamente trattati nelle strutture sanitarie. Parliamo di casi in cui il quadro psicopatologico dovrebbe prevedere soluzioni alternative al carcere. Ci sono poi moltissimi stranieri che vivono una condizione di solitudine maggiore causata dalla non presenza dei familiari e da differenze culturali che rendono complesso l’adattamento alla vita detentiva. Ci sono persone detenute tossicodipendenti che avrebbero necessità di percorsi terapeutici esterni al carcere”.

“Non tutti i suicidi sono però riconducibili a disagio mentale – continua la psicologa -. Altre possibili cause di un evidente e crescente disagio psicologico possono essere connesse all’ ambiente detentivo complesso o a momenti precipitanti come comunicazioni di atti giuridici o eventi collegati alla vita familiare”.

Garosi allarga lo sguardo anche agli agenti di polizia penitenziaria: “Gestire detenuti con profili così fragili rappresenta in egual misura una condizione di sofferenza. Assistere a suddetti eventi critici espone le nostre forze dell’ordine a traumi psicologici e stress”.

“I colleghi psicologi che lavorano nelle carceri toscane, sia che siano coinvolti nell’area sanitaria sia come esperti ex articolo 80, cioè i professionisti che operano nelle strutture su disposizione del ministero della Giustizia – rimarca Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana –  possono offrire un contributo importante nella rilevazione dei bisogni e dei fattori di rischio e sarebbe importante quindi che il lavoro integrato che gli stessi fanno nelle equipe multiprofessionali dei vari istituti fosse valorizzato. Sul piano del personale prosegue invece l’esperienza portata avanti dal Centro criticità relazionali di Careggi insieme al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria Toscana Umbria che aveva preso avvio proprio da una collaborazione con il nostro Ordine. Ci auguriamo che la nostra professionalità possa essere messa a sistema per aumentare la possibilità di intervenire in termini preventivi, per ridurre il malessere generato nell’istituzione totale e poter così smettere di rincorrere l’emergenza”.

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