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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Parte la rivolta in Valdisieve contro gli inceneritori: “Non sono innocui”

Ieri sera un incontro sulla questione dei futuri termovalorizzatori toscani. Un esperto dice che non sono innocui, choccanti le rivelazioni di un'oncologa per i danni subiti dai bambini ancor prima di nascere

“Chiamateli inceneritori, termovalorizzatori è un termine ipocrita non usato in nessuna parte d’Europa. Qui in Toscana non l’hanno detto ma non sono innocui”. Non sono le parole di un ambientalista estremo. Il racconto è di un, “inceneritorista” di prima linea anche se non di trincea, come gli piace definirsi.
Un tecnico, Simone Larini, che ieri ha esordito così al cinema Accademia di Pontassieve, in un incontro per fare luce sui rischi del prossimo impianto in costruzione a Selvapiana, Rufina. “ Gli impianti in Toscana sono otto, questo numero include Rufina ma non Case Passerini, che deve essere ancora costruito, e considerate che in Italia al momento sono 50!”. Larini, che ha seguito l’istallazione di impianti in Lombardia, ha sfornato dati con una dialettica poco politica ma convincente dal punto di vista numerico.
“Gli inceneritori andavano bene ma negli anni novanta quando sono state progettate le istallazioni, non adesso; inoltre per quelli futuri non ci saranno più “incentivi”, o noti a quelli del settore come CP6”.
Lombardia e Veneto sono dei fari in Europa per lo smaltimento, a conferma ci sarebbe anche la spesa: nell'area fiorentina si pagano 120 euro pro capite, lì nelle zone virtuose se la cavano con 120 a famiglia.
Il primo grande problema della nostra regione sarebbe la produzione eccessiva di rifiuti: 697 kg cadauno contro i 500 della media nazionale, dove Firenze fa da regina superando addirittura i settecento. Quindi? Si deve scegliere di innalzare al massimo la differenziata, che però creerebbe un corto circuito sulle scelte, nel senso che “non sarebbe più necessario l’inceneritore” come racconta Larini; ognuno dei quali costa 200 milioni di euro contro i due, tre di un impianto di compostaggio che, da quanto si racconta in sala, creerebbe molta più occupazione.

Incontro con il gionalista Rai contro termovalorizzatore



Ridurre il fabbisogno dei consumatori gigliati? Larini spiega che bisogna dapprima creare due circuiti uno per rifiuti urbani, per i normali cittadini, l’altro per quelli speciali rivolto alle imprese. Quest’ultime ne ricaverebbero solo giovamento come nel caso del sistema Priula; un esempio, i fioristi nel Chianti pagano circa 3mila euro per lo smaltimento, si potrebbe scendere a circa settecento. In sintesi  l’esperto la semplifica così: “Non c’è un reale incentivo a risparmiare”. Il sistema per la riduzione è composto da otto punti tra cui: non lasciare i rifiuti in  forma anonima e la raccolta domiciliare; ma soprattutto spingere l’organico da cui si trarrebbe beneficio per la raccolta dell’indifferenziato prelevandolo solo una volta a settimane, quasi come un bancomat.
Non solo dati, ma anche salute con l’oncologa Patrizia Gentilini. Lo choc arriva subito dopo un video introduttivo perché “i veleni – dice la dottoressa – le mamme li passano al feto prima, poi al bimbo durante l’allattamento”. Il latte materno viene usato come indicatore biologico, un po’ come i gamberi nei fiumi.
Gli imputati sarebbero i distruttori endocrini, veleni emessi dal grande camino della monnezza. C’è da preoccuparsi visto che l’Italia rispetto all’Europa ha quasi il doppio dei bambini malati di cancro nei primi dodici mesi, circa il 2%.

DIOSSINA - La diossina, per cui ricorda Larini non esistono “filtri”, sarebbe la causa principale dell’affossamento della salute della neomamme, e del resto della popolazione. Sì di tutti, un dato emerso anche dagli studi fatti sui polli, che girano sui terreni coperti dalla tossina. Anche ad “Amburgo”, un nome sempre più in voga quando si tratta di materie del genere, con i suoi “termovalorizzatori” (concedete di chiamarli così almeno una volta) nel centro città i rifiuti si “bruciano - dice Larini – ad oltre 1200 gradi; c’è meno diossina ma più polveri sottili pm1!”.I primi riscontri, se tutto seguisse il copione della dottoressa,  si avrebbero tra circa vent’anni.

RISCHI - Viene citato anche il caso della pistoiese Montale dove alcune mamme sono in rivolta per la stessa vicenda. Da quanto espone l’oncologa più ci si allontana dagli inceneritori e meglio è, tenendo però a mente la rosa dei venti.  Che c’entra il vento? Le diossine, seppur bruciate ad altissime temperature e ridotte di fatto a particelle più piccole, sono volatili; quindi come promemoria prima di comprare casa si dovrà considerare se l’oggetto d’interesse sarà accarezzato dal Maestrale piuttosto che dallo Scirocco. La professoressa conclude ricordando che se la speranza di vita si allunga, quella in “salute”  ha incontrato un baratro, sebbene se non si possa imputare tutto ai grandi altoforni del riciclo.
Ospite di punta della serata il giornalista di Rai 3 Domenico Iannacone, provato dal servizio choc fatto per il programma “Presa Diretta”.  “Il meccanismo opposto all’inceneritore è la raccolta differenziata” racconta mentre alle sue spalle scorrono le immagini del percolato nelle cave di Terzigno.

SOSTEGNO -
In chiusura, oltre ad un amministratrice di Greve in Chianti che ha promosso una Santa Alleanza con gli abitanti ed i promotori della manifestazione, Mariarita Signorini di Italia Nostra ha voluto ricordare che in merito all’impianto di Rufina, su cui è stata promessa battaglia, sarà necessario ampliare la statale per una raccolta non proprio locale ma più a carattere interprovinciale.
PIANA - Prima del rompete le righe una domanda: “Ma Case Passerini, più la discarica, più gli impianti di compostaggio e il probabile ampliamento dell’aeroporto, non diventerà un bomba?”
Larini manda a casa tutti così, snocciolando i dati presenti anche sul suo sito: “Quadrifoglio paga per tutte le spese di smaltimento, compreso lo spazzamento delle strade, 165 euro a tonnellata all’Ato Costa, con l’inceneritore ci dovrebbe essere un risparmio, in realtà il costo rimarrà lo stesso; potrebbe avere senso se combinato con i rifiuti speciali, ma per quello ci  vuole un piano apposito e non urbano”.
 

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