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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Sesto Fiorentino

Scandalo rifiuti: sequestrato impianto compost di Case Passerini  

La struttura rimane comunque in attività

Sequestrati l'impianto di ALIA SpA che si occupa del Trattamento Meccanico Biologico (T.M.B.) e 570 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi costituiti da “compost fuori specifica” depositati presso tre aziende agricole di Borgo San Lorenzo, Scarperia e San Piero e Lastra a Signa. 

L'IMPIANTO

Presso l’impianto di Case Passerini, nel comune di Sesto Fiorentino, viene effettuata la selezione ed il compostaggio dei rifiuti solidi urbani, rifiuti organici da raccolta differenziata e rifiuti vegetali provenienti dal territorio di competenza di ALIA SpA. Società, quest'ultima, nata il marzo scorso dalla fusione delle società ASM spa, Publiambiente Spa, e CIS srl in Quadrifoglio Spa. 

IPOTESI DI REATO

Il provvedimento è stato emesso ravvisando a carico dell’amministratore delegato-direttore generale, del responsabile della direzione gestione impianti nonché di altri tre dirigenti/funzionari di ALIA,  le ipotesi di reato di traffico di rifiuti, frode in commercio ed emissione di maleodoranze atte a molestare le persone.

Tale decreto è stato emesso, su richiesta della procura, sulla base di accertamenti condotti dal personale dei carabinieri e Arpat nell’ambito di un’indagine che nel maggio scorso aveva già comportato la perquisizione della sede della società ALIA SpA nonché l’ispezione di vari suoi impianti di gestione dei rifiuti.

Le indagini avrebbero consentito di accertare un illecito conferimento a nove aziende agricole, poste in varie località della provincia, per un totale di 1.241.740 chilogrammi, di rifiuti speciali non pericolosi costituiti da “compost fuori specifica” identificabili presso l’impianto T.M.B.di ALIA Spa.

In particolare la società ALIA Spa, anziché conferire in discariche autorizzate, avrebbe consegnato detti rifiuti alle aziende agricole attestando che il materiale conferito fosse ammendante compostato misto (compost) anziché rifiuto speciale non pericoloso come viceversa sarebbe stato accertato dalle indagini.

In particolare, grazie anche alla collaborazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, sarebbe stato possibile accertare che nel materiale consegnato alle aziende agricole vi era la presenza di una quantità di materiali plastici, vetro e metalli (frazione di diametro ≥2 mm) superiore a quella consentita dalla normativa vigente determinando pertanto la classificazione dello stesso materiale come rifiuto speciale non pericoloso “compost fuori specifica” identificabile con il CER 190503 anziché ammendante compostato misto (compost).

Alle citate aziende agricole quindi, anziché consegnare, come pattuito, dell’ammendante che, come recita la normativa vigente, avrebbe consentito in quanto fertilizzante di conservare o migliorare le caratteristiche fisiche, chimiche o l’attività biologica dei terreni, venivano recapitati dei rifiuti; da qui l’accusa di frode in commercio ai danni delle suddette aziende agricole.

Il mancato conferimento in discarica dei citati rifiuti avrebbe consentito alla società ALIA SpA di conseguire un risparmio di spesa al momento quantificato in oltre 66mila euro.

ODORI

Le indagini hanno infine consentito di accertare come l’impianto T.M.B., diversamente da quanto stabilito dall’autorizzazione all’esercizio posseduta dalla società ALIA SpA,  non fosse mantenuto “in depressione” in quanto varie parti strutturali dello stesso non erano idonee a contenere le maleodoranze generate al suo interno dalla fermentazione dei rifiuti organici impiegati per la produzione del compost. Tale situazione ha consentito di diffondere in atmosfera degli odori molesti prodotti all’interno dell’impianto con ricaduta degli stessi sui recettori presenti nelle aree circostanti procurando nocumento alla popolazione residente in prossimità. Fatto, quest’ultimo, confermato dai numerosi esposti presentati da cittadini nel corso della scorsa estate.

LAVORO

Il gip, avendo considerato che l’intera chiusura dell’impianto avrebbe potuto compromettere l’intera gestione dei rifiuti urbani per l’area geografica di competenza della società ALIA SpA, ha consentito di mantenere l’attività nell’impianto demandando ad ARPAT ed all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (I.C.Q.R.F) il controllo sulla gestione dei rifiuti in entrata ed uscita e sulla conseguente produzione e commercializzazione di compost. 

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