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Cronaca Centro Storico / Via Ghibellina

Il sindaco Renzi e la durissima contestazione al Teatro Verdi

Cronaca di una serata lunghissima per il primo cittadino bersagliato fuori e dentro il teatro da fischi, urla e offese da gran parte del popolo dei movimenti cittadini

Quella appena trascorsa potremmo definirla la lunga notte di Renzi. Forse la contestazione più dura che il primo cittadino abbia mai subito da quando si è insediato alla guida di Palazzo Vecchio. “Buffone”, “Vergogna”, “berluschino”, gli urlato centinaia di persone in via Ghibellina davanti al Teatro Verdi; la polemica si mischia all’insulto personale e tutto si fonde in un unico urlo di rabbia. Il sindaco striscia via, entra dall’ingresso, le urla lo accompagnano fin sul palco. Inizia così uno dei confronti più accesi tra Renzi e parte della città. Ma veniamo ai fatti ed alla cronaca. Ieri sera il palcoscenico del Teatro Verdi ha ospitato un dibattito pubblico organizzato da Emergency, in occasione  dell’incontro nazionale organizzato a Firenze dall’associazione fondata da Gino Strada. Il titolo della serata “Come ti invento un nemico”. Ospiti di eccezione, dal neo eletto sindaco di Milano Giuliano Pisapia a Cecilia Strada (presidente di Emergency), dal ricercatore dell’Università di Lancaster Mark Lacy a Gad Lerner, moderatore e conduttore del dibattito, per arrivare infine a Matteo Renzi. Quello che doveva essere un incontro sul tema della paura, del controllo sociale, del business dei sistemi di sicurezza, del corto circuito culturale in cui è sprofondato l’occidente dopo l’attentato alle Torri Gemelle e del bisogno o della creazione fittizia di un nemico da combattere, si è trasformato in una bolgia: tutti, o quasi, contro il sindaco. Intendiamoci, il dibattito si è svolto senza particolari intoppi, la contestazione a Renzi ha caratterizzato infatti l’inizio e la fine della serata.

LE IMMAGINI

ORE 20 – Le porte del teatro sono ancora chiuse, davanti agli ingressi cominciano ad arrivare le prime persone. Via Ghibellina comincia a riempirsi, il marciapiede del Verdi non basta più. La strada inizia a ristringersi, le macchine fanno fatica a passare; più che una via sembra un sentiero. Si vedono le prime bandiere, le magliette dei cortei e della protesta. I colori delle manifestazioni di piazza. I primi a raggiungere gli spettatori in fila sono i membri del Movimento di Lotta per la casa, guidati dall’inossidabile Lorenzo Bargellini. Con loro le donne, gli uomini ed i bambini protagonisti di parte della lunga estate fiorentina, dalle tende della Fortezza allo stabile di via Slataper. “Non vogliamo assolutamente danneggiare Emergency, sia chiaro – afferma Bargellini – ma siamo qui per dire che in questi mesi i circa 150 rifugiati politici ora in via Slataper sono stati trattati come cani, anche da questa amministrazione”. Megafono in mano, volantinaggio, il Movimento comincia la propria serata. Nel giro di pochi minuti l’ingresso del teatro è raggiunto dalla Rsu dell’Ataf e dal Comitato contro la privatizzazione Ataf, dai Cobas, dai No Tav, dal Movimento Firenze Bene Comune ed anche da una rappresentanza delle maestre degli asilo nido. Tutti arrabbiati, tutti legati da un minimo comune denominatore: la rabbia verso il sindaco di Firenze.

ORE 20,30 - Ognuno srotola il proprio striscione; i rappresentanti sindacali dell’Ataf montano le lanterne della Rificolona personalizzate dalla foto del sindaco. Di lì a poco comincia la raccolta firme contro la privatizzazione del trasporto pubblico locale. Si spegne il megafono del Bargellini, si accende quello del coordinatore Rsu Ataf, Alessandro Nannini: “Continua la nostra battaglia contro la privatizzazione, qui con noi oggi c’è anche il Comitato che sta raccogliendo le firme. Lavoratori e cittadini sono qui insieme per dire un no secco alla privatizzazione”. Passa qualche minuto ed arriva Pisapia. Applausi a scena aperta, strette di mano, Nannini lo avvicina; c’è un piccolo scambio di battute, il sindaco di Milano lo ascolta poi replica: “non posso entrare nel merito su decisioni di una realtà che non conosco. Credo sia necessario che le amministrazioni facciano delle scelte sulle partecipate strategiche o meno; è chiaro tuttavia che in ogni città si presentano situazioni diverse e che quindi fa scelte diverse”.  Il discorso poi verte sullo sciopero Cgil e sulla scelta di Renzi di non sfilare a fianco dei lavoratori, un tema caldo all’interno del Pd e della sinistra tutta. “Ognuno sceglie e decide le proprie modalità di lotta – sottolinea il sindaco di Milano – io credo che quando si parla di diritti inviolabili riferiti al lavoro ed alla salvaguardia dei diritti, non si può che essere dalla parte di chi protesta”.

La contestazione a Renzi

ORE 21,30 – Arriva il sindaco Renzi. E’ subito bagarre, cori, fischi, grida. Una vera e propria esplosione, una bomba di corde vocali all’unisono. Saluta, ma non si ferma, entra veloce, disinvolto. Della contestazione era informato da tempo, tanto da fargli dire qualche ora prima “stasera vado a prendermi un po’ di fischi”. Si ferma al banchino della raccolta fondi, lascia del denaro e si avvia verso il dietro le quinte. Dentro il teatro, un migliaio di persone si sono già accomodate tra la platea, la galleria ed i palchi. Entra Lerner ed i protagonisti del dibattito, applausi e molti fischi per Renzi; la protesta ora si è spostata dentro al Verdi con il sindaco di Firenze. Lerner al pubblico: “abbiamo capito”.

DENTRO - Il sindaco si toglie la giacca e rimane in camicia, guarda il pubblico, si prospetta una serata difficile. Paura, 11 settembre, la sconfitta del concetto di “zingaropoli”. Lerner, prima di dare la parola a Renzi, richiama alla memoria l’ordinanza dello “sceriffo” Cioni contro i lavavetri. “Una misura cancellata da questa amministrazione” ricorda il sindaco. Non ha il tempo di dire altro, i contestatori cominciano ad urlare, fischiano, qualcuno grida “cosa hai fatto in via Matteotti”, “la municipale ci ha preso a calci alla Fortezza”. Questo siparietto va avanti per qualche minuto poi molti dalla platea cominciano a spazientirsi: “siamo venuti ad ascoltare”. Renzi prende il microfono: “io sono qui, se volete ne parliamo dopo, ma ora abbiate rispetto per Emergency”, applausi convinti. Il dibattito riparte. “L’idea di giocarsi tutte fiches sul problema della sicurezza è finito, non funziona più. Chi lo ha fatto oggi deve fare i conti con i numeri. Se vogliamo città più sicure e più civili dobbiamo lavorare sull’urbanistica, sulla cultura ed investire sulla scuola”. Ancora applausi, sembra che il peggio sia passato. Ed in effetti, se non per qualche frecciatina che Lerner gli tira direttamente dal palco, la serata scorre. Quando tutto sembra finito, tutto ricomincia. Quando il dibattito si stava avviando verso la conclusione Lerner invita sul palco una delegazione di via Slataper. Salgono nel proscenio due ragazzi africani, due richiedenti asilo, scappati dalle pallottole di una terra maledetta. Salutano tutti, Renzi si alza e li abbraccia. Qualcuno fischia. Leggono un comunicato; parlano di futuro, di speranza ma anche di rispetto. Poi si soffermano sui fatti di maggio: “una mattina la polizia municipale, per ordine del sindaco, è arrivata e ci ha svegliato prendendoci a calci e portando via le nostre tende con tutto quello che avevamo”. Il passaggio è sentito, in sala si sentono i primi mormorii. I due ragazzi leggono la nota fino in fondo, poi un lunghissimo applauso. Renzi cerca di prendere la parola, gli applausi di tutto il teatro non si placano. “Rispondi ora”, gli gridano dalla platea. I contestatori adesso sembrano molti di più. “Non potete dire che la polizia municipale vi ha preso a calci, non lo dite più” sottolinea deciso Renzi dal palco ripetendolo tre volte, e “non potete pretendere che le politiche assistenziali diventino per sempre, vi chiedo collaborazione, siamo pronti ad ascoltarvi”. Ma non basta, il sindaco tira parla del Progetto Pace. I rifugiati si alzano, protestano, qualcuno grida “è un carcere”, un altro si avvicina al palco ed urla “vi dovresti solo vergognare”. Il sindaco continua: “lavoriamo in formazione, sul fronte della lingua, ma se vogliamo veramente costruire una cultura dei diritti e della sicurezza non si può solo convenzionare”.  I fischi e le urla non si placano. Lerner manda tutti a nanna.

FUORI - Tutto finito, per nulla. Renzi prima scende sotto il palco ed ha un acceso scambio di battute con un rappresentante del Movimento di Lotta per la casa, poi esce dal Verdi. Fuori ad aspettarlo un centinaio di contestatori. Offese, insulti, cori da stadio. Renzi non si scompone, scende a piedi via Ghibellina, in direzione dei viali. Dietro un corteo di arrabbiati. Sembrava una processione. Renzi alla testa, dietro una nutrita folla di contestatori, telecamere, fotografi, ed in mezzo a tutto questo Gad Lerner e Giuliano Pisapia. Fino a quando Renzi, dopo aver preso sotto braccio un contestatore, manda veramente tutti a casa.


 

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