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Cronaca

Verso la coltivazione di cannabis terapeutica

Tutto il consiglio regionale chiede di avviarla a Grosseto

Il complesso gestito dal Centro militare veterinario (CeMiVet) a Grosseto potrebbe diventare il secondo “centro autorizzato per la coltivazione della cannabis terapeutica”. Ieri il consiglio regionale della Toscana ha votato all'unanimità una mozione che impegna la Giunta a valutare (nel rispetto degli spazi normativi in materia e mediante gli opportuni confronti con il Governo e i ministeri competenti) la possibilità di creare un nuovo polo per la coltivazione della cannabis terapeutica proprio nell’area attualmente interessata da CeMiVet.

Sullo sfondo la particolare situazione di difficoltà nell’approvvigionamento di cannabis in Italia. Il nostro Paese esporta ogni anno oltre 200 milioni di euro di marijuana dall'Olanda. Una situazione che potrebbe migliorare grazie all’utilizzo dei terreni del Centro militare veterinario di Grosseto, che ha condizioni logistiche e meteoclimatiche ideali per un incremento della produzione autoctona di cannabis da parte dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, cui il Governo (nel 2014) ha affidato in esclusiva la produzione di medicinali cannabinoidi per i pazienti italiani.

Il CeMiVet d’altra parte, struttura dell’Esercito italiano con sede nel comune di Grosseto in un’area di circa 580 ettari, oggi rischia un depotenziamento legato anche al venir meno dell’attività di allevamento di cavalli cui era storicamente deputato. 

“Assolutamente condivisibile” la mozione che, secondo  Tommaso Fattori (Sì Toscana) ha due elementi di forza: “la lotta allo spreco”, legata al mancato utilizzo di immobili e terreni, e la “capacità di incidere concretamente su un problema aperto, ovvero la insufficiente capacità produttiva della materia prima”. Anche Andrea Quartini (M5S) si è associato all’apprezzamento, ricordando il grave problema di importazione della cannabis “con costi irragionevolmente alti rispetto a un prodotto che ha costi di produzione bassissimi”. “Importazione dovuta a insufficiente produzione”, ha ribadito Quartini.

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