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Cronaca

La povertà diventa cronica e si estende fra gli italiani

Il focus in Toscana nel rapporto Caritas: in diminuzione il numero delle persone colpite

La povertà in Toscana è sempre più cronicizzata e complessa. A dirlo è il rapporto Caritas 2016, significativamente intitolato "In bilico: povertà, periferie e comunità che resistono in Toscana" e presentato oggi in Regione. La crescita della povertà cronica è una delle cause che spiega la leggera diminuzione di persone in situazione di disagio incontrate dalle Caritas toscane nel 2015: 22.041 quelle nel 2015, il 15,4% in meno rispetto all'anno precedente, una contrazione dovuta anche alla crescente complessità dei casi incontrati se è vero che, nel 2015, ciascuno di essi è stato ascoltato mediamente quasi sei volte (5,7) contro le quasi cinque (4,8) dell'anno precedente e le 4,3 del 2013.

A queste cause si deve aggiungere, secondo il rapporto, l'impegno delle Caritas e delle strutture ecclesiali nell'accoglienza dei profughi, 2.415 migranti alla fine di ottobre corrispondenti a circa un quinto (21%) di tutti quelli accolti in Toscana. Un impegno importante all'accoglienza regionale, ma poco rilevabile dalla rete dei centri d'ascolto perché la maggior parte dei richiedenti asilo è inviata dalle prefetture direttamente alle strutture d'accoglienza.

La povertà intrappola anche perché a volte non bastano neppure lavoro e casa per riuscire ad evitarla. E' vero infatti che il 75,1% di chi ha chiesto aiuto alle Caritas è senza occupazione, una quota enorme, me è altrettanto vero che quasi un quinto di essi (18,1%) un reddito, da lavoro o pensione che sia, lo percepisce, ma questo non basta per arrivare con tranquillità a fine mese. Cresce anche la percentuale dei poveri che vivono in un'abitazione stabile, passando dal 63,7% del 2014 al 70,1 dell'anno successivo.

Una delle conseguenze della crisi è anche la continua a diminuzione dell'incidenza percentuale degli immigrati, scesa dall'80,1% del 2007 al 63,9% del 2015. Conseguentemente crescono gli italiani che, nello stesso arco temporale, sono passati dal 19,9% al 36,1. Significativamente diverso pure il profilo delle due popolazioni: gli italiani poveri, infatti, hanno titolo di studio più basso, un'età elevata, una quota maggiore di percettori di reddito (occupati o pensionati) e si caratterizzano per situazioni di maggiore fragilità di relazione (separazioni, divorzi e vedovanze). Gli stranieri, per converso, si contraddistinguono per una maggiore stabilità relazionale (la maggioranza sono coniugati) e un'età molto più giovane, ma anche per condizioni di povertà materiale molto più marcate.

Un capitolo a parte, infine, per chi vive una situazione di marginalità abitativa, ossia in baracche, roulotte o altre sistemazioni improvvisate: l'incidenza è dell'11,8%, uguale a quella dello scorso anno, ma cresce sia con riferimento alle cosiddette "nuove povertà" incontrate nel 2015 (le persone incontrate per la prima volta nell'ultimo anno) che riguardo alle "povertà croniche" arrivando al 15,5% nel primo caso e al 16,1 nel secondo.

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