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Opificio delle Pietre Dure, la protesta dei restauratori ombra

Dal 18 marzo i "restauratori ombra" protestano al contrario, non incrociando le braccia ma incrementando le ore di lavoro, a dimostrazione dell'amore verso la loro professione e per il Patrimonio Culturale italiano

Professionisti, ma senza inquadramento. Questi i motivi alla base della protesta sollevata dai restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Alla base del dissenso, si legge nel comunicato, c'è “la richiesta di un riconoscimento della loro posizione professionale prima delle nuove assunzioni così da non mettere a repentaglio tutta l’esperienza maturata nel settore e non vedersi collocati in una situazione di disagio”.

Presso l’Opificio delle Pietre Dure, infatti, circa la metà degli operatori che curano importanti opere d’arte, dal Beato Angelico a Donatello, sono professionisti del restauro che, pur essendo inquadrati come assistenti tecnici da oltre 15 anni, sono restauratori conservatori a tutti gli effetti, molti dei quali risultati idonei anche a concorsi interni al ministero. Come più volte ribadito dal ministro Franceschini, verrà indetto un concorso straordinario per l’assunzione di 500 funzionari e saranno inviati almeno 50 esperti tecnici -tra cui anche restauratori conservatori- proprio presso l’Opificio delle Pietre Dure, dove ci sono dipendenti che aspettano l’inquadramento da anni. 

“La protesta degli interessati non è contro le nuove assunzioni” - precisa il Segretario Provinciale della Federazione Intesa di Firenze Sandra Badii - “ma per chiedere che venga prima regolarizzata la loro posizione professionale, per non essere ulteriormente impoveriti nella loro professionalità”. Dal 18 marzo 2016 i “restauratori ombra” protestano al contrario, non incrociando le mani ma incrementando le ore di lavoro, senza chiederne il pagamento o il recupero, a dimostrazione dell'amore verso la loro professione e per il Patrimonio Culturale italiano. 

Questa protesta, si legge ancora, continuerà fino a quando il Ministero non deciderà di dare avvio ad un confronto diretto col personale interessato, al fine di individuare una via risolutiva e giusta. Il personale sarà seguito dal Coordinatore Provinciale dei Beni Culturali di Firenze Giuseppe Zicarelli il quale precisa che “Il perdurare della mancanza di riscontro con i vertici del Ministero, di fatto mette in secondo piano il personale ed il suo operato specializzato che indiscutibilmente contribuisce a mantenere alto il prestigio dell’Istituto e del Mibact stesso”. 

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