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Cronaca Scandicci / Via del Botteghino

Scandicci: protesta contro una fogna, tra zanzare e topi

I residenti di Badia protestano contro le condizioni del fosso Dogaia, ormai uno stagno. Come vivere tra l'assalto delle batterie di zanzare ma anche dei ratti

Topi, erbacce, zanzare e zanzariere alle finestre ed un cattivo odore che in particolar modo d’estate martella di giorno e di notte fino ad entrare nel cervello. Tutto in cinquanta metri di fosso, il Dogaia, in una porzione di Badia a Settimo, una piccola frazione del Comune di Scandicci. Uno di quei vecchi canali di irrigazione che attraversano i campi, buoni un tempo per gli orti ed i raccolti. Un ricordo di un’epoca antica, rintracciabile a fatica nell’era dell’urbanizzazione di massa. Nessun romanticismo, intendiamoci, non si tratta di uno spaccato bucolico, né di una cartolina invecchiata color seppia, bensì di una fogna naturale, a cielo aperto. Sì perché il fosso cammina lungo i confini di diversi terreni, raccoglie le acque reflue, attraversa un ponticello, costeggia le Poste del paese e picchia dritto verso la parte residenziale, a monte delle case di via del Botteghino, dove si immerge nel tratto tombato delle fognature. E qui nascono tutti i problemi perché l’acqua non scivola via con moto costante, come abituata nei torrenti, tutt’altro: si blocca, ristagna nella melma, si imputridisce. Mancano le giuste pendenze ed oltretutto il naturale scorrere dell’acqua è impedito dal sedimento formatosi sul fondo. In sostanza una specie di rivolo d’acqua che si è fatto palude. “Da qui – racconta Andrea Novelli, colui che si è fatto carico di rappresentare i molti cittadini arrabbiati – esce di tutto. Viviamo a stretto contatto con una vera e propria fogna da anni. In estate, di giorno e di notte, l’odore è insopportabile; tanto da non poter aprire mai le finestre. La puzza dilaga, per non parlare delle zanzare, veri e propri stormi. E poi la cosa più insopportabile, davvero umiliante: i topi”.  Sì, il fosso è la tana anche dei topi. Vederli scorrazzare intorno a casa non è mai buon segno. “Mia figlia – continua Andrea – ha paura ad andare a buttare la spazzatura. Più di una volta mi è capitato di aprire il bidone dell’immondizia e da sotto il cassonetto vedere i topi scappare impauriti”. Non è una fantasia o una paura da elefante, la loro presenza è certificata dalle tabelle gialle della derattizzazione disposte lungo il canale. Il problema tuttavia rimane.

Il fosso Dogaia a novembre 2011

La storia non è di questi giorni, anzi si sta trascinando da anni. Il primo capitolo risale a 4 anni fa, il 10 ottobre 2007. Quel giorno Andrea Novelli ed altri residenti della zona si riunirono per la prima volta con le istituzioni per discutere della situazione, già allora insopportabile. Una tavola rotonda per fare il punto della situazione in cui erano presenti tutti gli attori del caso: rappresentanti del Comune di Scandicci, il Consorzio di Bonifica delle Colline del Chianti (che aveva in appalto le opere di pulizia lungo il fosso), Publiacqua. Da quell’incontro uscirono due soluzioni complementari, la pulizia della fogna tombale a carico di Publiacqua e la bonifica del canale a cui avrebbe dovuto pensare il Consorzio. “I lavori, in effetti, furono fatti – afferma Andrea – ma senza sincronizzazione. Così nei primi mesi del 2008 Publiacqua intervenne sulle fogne, mentre i lavori del Consorzio furono effettuati diverso tempo più tardi. Risultato: in attesa della bonifica del Dogaia la fogna si è riempita nuovamente di fanghi, melma, erbacce, cosicché la pulizia del fosso è stata completamente inutile. Soldi e tempo spesi male, ed un problema reale che dopo anni è più vivo che mai”. In questa storia c’è anche molto di quella burocrazia che appesantisce la vita. A quanto pare, infatti, il via libera al Consorzio doveva essere dato dalla Provincia, ma la richiesta dei lavori di bonifica ristagnò (è proprio il caso di dirlo) per diversi mesi tra un ufficio e l’altro. “Andammo noi ad informarci direttamente alla fonte – continua Andrea Novelli – e scoprimmo che i moduli da più di tre mesi erano fermi in un ufficio della Provincia”. Diversi mesi dopo la pulizia della fogna, nell’ottobre del 2008, cominciarono i lavori nel canale. Il Consorzio scavò e raccolse un bello strato di terreno dal fondo del fosso. Materiale che fu stoccato in discarica perché “palesemente inquinato”, come recita la lettera del sindaco di Scandicci Simone Gheri, del 12 ottobre 2011.

LE LETTERE – Una lettera inviata direttamente dal sindaco ad Andrea Novelli. Uno scritto in risposta ad un'altra lettera che Novelli inviò a Simone Gheri il 18 ottobre 2010, con allegato tanto di raccolta firme: circa 250 i residenti che apposero il loro autografo alla richiesta di intervento. Piccola parentesi: tra la prima lettera di Novelli e la seconda di Gheri passa circa un anno. Nel frattempo la vicenda è approdata anche tra i banchi del Consiglio Comunale di Scandicci. Una mozione a firma Pdl, approvata all’unanimità, che tuttavia è rimasta nella carta, nei quintali di fogli della Politica. Nella risposta il sindaco Gheri si rifà all’opere del Piano Integrato di Badia a Settimo – San Colombano in cui è prevista la costruzione di una nuova fognatura “al fine di deviare le acque reflue dal fosso Dogaia e convogliarle all’interno del collettore di via della Comune di Parigi”. Il problema, come sottolinea Gheri nella missiva, è che i lavori sono attualmente fermi. Perché? La concessionaria dell’intero intervento, il Consorzio Nuova Badia, è rimasto inchiodato alle vicissitudini economiche e finanziarie dell’esecutore materiale dell’opera, la BTP. E così tutto rimane allo stato in cui questa vicenda è iniziata, diversi anni fa. “Siamo stufi de questa situazione –afferma Andrea – ci sentiamo cittadini di serie B. Anche noi paghiamo le tasse ed anche noi pretendiamo che la situazione si sblocchi e venga risolta una volta per tutte. Potrebbero metterci una grata, interrarlo con tanto di tombini. Non mi pare un intervento impossibile. Come ho scritto nella lettere dell’ottobre 2010 che accompagnava la raccolta firme, come è possibile che oggi si debba vivere in uno scempio e degrado simile. Non mi pare di vivere nel Medioevo”.

L'erba del Dogaia


 

 

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