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La protesta dei lavoratori Ataf tra bus lumaca e 'Pitti Immagine Renzi'|FOTO

Nel giorno che doveva essere dello sciopero generale, gli autisti hanno manifestato da Santa Maria Novella fino alla Fortezza impegnata dalla kermesse Pitti Uomo 81

Doveva essere la giornata dello sciopero generale, poi lo stop della Commissione di garanzia, e per i dipendenti Ataf il giorno della protesta si è trasformato in una sfilata folkloristica: ‘Pitti Immagine Renzi’. Pitti – Renzi e non è un caso. Se Pitti Uomo è stato l’evento che ha convinto la commissione a premere per la revoca dello sciopero, Renzi è l’avversario numero uno della Rsu aziendale; il sindaco che ha costruito l’operazione che porterà il privato alla guida del trasporto locale. E così mentre gli autobus, come annunciato, procedevano per la città a passo di lumaca, formando dei veri e propri trenini di vetture in fila indiana con l’avvicinarsi dei capolinea, dalla stazione Santa Maria Novella all’ingresso della Fortezza e ritorno, sfilavano i modelli Renzi disegnati su misura dai sindacalisti dell’Ataf. Uno vestito da Napoleone, un altro in nero pronto per una cerimonia funebre, il sindaco casual pronto per lo ‘shopping aziendale’, uno con tanto di biberon (su ispirazione della copertina di Max dedicata al rottamatore più famoso d’Italia) e mutandina in previsione di ‘Pitti Renzi bimbo’ ed infine l’immancabile ‘Re-Renzi’, già presente in altre manifestazioni e sit-in Ataf. Un centinaio in tutto i partecipanti per dire l’ennesimo No alla privatizzazione aziendale. La protesta tuttavia sembra arrivare fuori tempo massimo. Ieri dall’assemblea dei soci è uscito il verdetto definitivo: sì al riordino industriale, quindi sì alla privatizzazione dei servizi. Una decisione figlia della sola (o quasi) volontà del Comune di Firenze, l’unico socio che ieri ha dato il benestare alla delibera sul riordino. L’unico, ma parlando in termini di maggioranza e quindi di rapporti di forza, quanto basta per condurre l’azienda in altri lidi.

Per i sindacati tuttavia ancora non siamo ai titoli di coda della storia. Anzi il voto di ieri rappresenta per loro una specie di “Caporetto” della linea Renzi. “Il progetto del sindaco Renzi di privatizzare Ataf forse ha bisogno di essere rivisto dal momento che ieri tre sindaci hanno detto no, e gli altri si sono astenuti”, commentavano questa mattina ‘sfilando’ verso Pitti. Dalla loro ci sarebbero i patti parasociali siglati dai nove sindaci alla guida dell’azienda. Secondo tali accordi ogni decisione aziendale può diventare operativa solo al raggiungimento di una maggioranza altamente qualificata: il 90% delle quote azionarie. L’oltre 82% in mano a Palazzo Vecchio, secondo gli accordi, non basterebbe ad attualizzare la delibera.  “I tre sindaci della Piana hanno detto no – ha affermato Massimo Milli, vice coordinatore per Cgil Filt della Rsu Ataf – gli altri cinque comuni non hanno partecipato al voto. Si apre una nuova fase, al di là di quanto stabilito Matteo Renzi. Renzi va avanti? Gli altri sindaci hanno espresso una volontà ben diversa, e spero andranno avanti in questa direzione. Da parte nostra, noi della Rsu, non ci fermeremo ed andremo avanti con la protesta, pacificamente ma non ci fermeremo”.

La protesta dei lavoratori Ataf davanti alla Fortezza Giorgi/Firenze Today

PATTI – “Lo strappo degli otto comuni con Firenze –ha affermato Alessandro Nannini, coordinatore per i Cobas dalla Rsu Ataf – è un fatto molto importante. Per poter vendere, per poter far passare la delibera, secondo gli accordi parasociali, c’è bisogno dei 9/10 del capitale azionario. A questo punto lo stop è chiaro e netto. Certo altri sindaci dopo i passaggi in consiglio comunale, potrebbero dare l’avallo all’operazione, ma per adesso la cosa resta ferma. Questo vuol dire che la nostra protesta, che stiamo portando avanti da mesi, aveva un fondamento”. Già, i rapporti parasociali. Tutto è appeso ad un filo. Il voto in assemblea dei soci è pienamente legittimo e quindi operativo. Tuttavia, dalla votazione della delibera alla sua attuazione, un bando europeo per la privatizzazione del comparto autisti, tranvieri, autobus e trenini Sirio (gomma più ferro), ci sarebbero di mezzo i patti parasociali. La legge tuttavia è molto chiara in questo senso: i patti hanno un’efficacia puramente obbligatoria e non reale. Tradotto: una votazione in assemblea contraria al patto, produrrà una specie di responsabilità contrattuale di chi ha infranto gli accordi, ma non toccherà la legittimità della delibera assembleare. E qui sta il punto: Firenze se volesse andare avanti può farlo.

BARTOLINI – All’indomani del voto in assemblea della delibera si fa sentire anche uno dei protagonisti del fronte del no, il sindaco di Bagno a Ripoli Luciano Bartolini: “La nostra posizione nell'assemblea dei soci di Ataf, condivisa anche dai sindaci di Impruneta Ida Beneforti e di Vaglia Fabio Pieri, è stata quella di chiedere al Comune di Firenze di anteporre alla votazione sulla privatizzazione la sua partecipazione alla gara regionale sul trasporto pubblico, già richiesta allo stesso Comune di Firenze da tutti i Comuni nella precedente assemblea. Un elemento questo per noi preliminare alla privatizzazione, e lo diciamo da un punto di vista politico”. Entrando nel merito Bartolini ha poi spiegato: “Per quanto riguarda poi la privatizzazione in sé abbiamo espresso un giudizio negativo di merito sul metodo seguito in questo percorso, un metodo su cui non concordiamo e ha portato e porterà a lacerazioni che si sarebbero potute evitare: infatti, a nostro avviso, c’erano le condizioni per giungere a una condivisione della scelta della privatizzazione con una buona parte delle organizzazioni sindacali. Sarebbe bastato un diverso atteggiamento, che però non c’è stato”. Quindi contrario o favorevole? “Fatte queste premesse politiche, siamo d'accordo con la scelta della privatizzazione di Ataf, indispensabile se vogliamo mantenere in piedi l'azienda: i Comuni infatti non sono nelle condizioni di ripianare il deficit del 2011, che si preannuncia di circa 6-7 milioni di euro”. Per Bartolini quindi questione non tanto di merito ma di metodo: “Non ci sono alternative alla privatizzazione, ma al metodo adottato sì: per votare quell’atto, infatti, avremmo anche voluto il consenso del nostro Consiglio Comunale, essendo una decisione importantissima per l'intera Comunità di Bagno a Ripoli. E l’avremmo portato all’attenzione del Consiglio in pochi giorni. La scelta politica del Comune di Firenze è stata al contrario di andare avanti in ogni caso. E noi non abbiamo partecipato al voto”.






 

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