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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico

Lavoratori del Maggio "irrompono" in Consiglio: i conti non tornano

Presidio in Consiglio comunale: "Chiediamo un piano condiviso e non unilaterale". Per l'integrativo i tagli in busta si attesterebbero nell'ordine del 22-25%

Il futuro del Maggio musicale è un libro ancora tutto da scrivere. Se in questi giorni si è chiuso il capitolo delle maschere di sala, con la riassunzione di tutti i 37 dipendenti la cui sorte sembrava segnata, il grosso è ancora tutto da definire. Un libro complicato, dalla trama incerta, con più protagonisti e con il fiato corto. Sì perché la prefazione parla chiaro, una voragine di bilancio che si attesta sui 27 milioni di buco. Ed è da qui che tutto parte. Si conosce anche la fine, anzi i due finali possibili: la chiusura o un nuovo rilancio. In mezzo un’intera vicenda scoppiata oggi ma che a gambe lunghissime. Settembre doveva essere il mese decisivo, vista anche l’imminente riapertura della stagione al Comunale; il 28 settembre, infatti, il teatro riaprirà i battenti con il concerto diretto da Wayne Marshall. Doveva essere, perché sembra che la vicenda sia lontana a chiudersi. Sul tavolo della trattativa, tra la Fondazione ed i sindacati, il nuovo piano economico del teatro. Il sindaco Renzi e la Colombo hanno studiato una nuova piattaforma economica lima sprechi: rivisitazione dei criteri contrattuali che formano le eccellenze del Maggio, dal balletto all'orchestra, un taglio sulle buste paga a tutti i livelli (si parla del 6,8% per i dipendenti e del 15% ai dirigenti), lo strumento del pre-pensionamento e l'accantonamento dell'attuale contratto integrativo. I sindacati, per adesso, hanno rimandato al mittente la bozza definendola irricevibile. La partita è aperta, oggi ci sarà un nuovo incontro tra dirigenza e tutte le sigle sindacali unite in questa dura trattativa. Un assaggio del clima intanto c’è stato ieri, quando una trentina di dipendenti del Maggio si sono presentati nel Salone dei Duecento, durante il Consiglio comunale di Palazzo Vecchio, con indosso una maglietta bianca con su scritto “Io sono il Maggio”.

“Siamo qui – ha affermato Cristina Pierattini della Cgil – a fare atto di presenza, per riportare l’attenzione su quello cha sta succedendo nella Fondazione. Questa crisi non l’abbiamo provocata noi e non vogliamo pagarla solo noi o interamente noi”. I dipendenti chiedono garanzie, e soprattutto che il nuovo piano non si abbatta come una mannaia sulla forza lavoro del teatro. Quindi si riparte dai numeri, dai tagli, e come si tradurranno nelle vite dei lavoratori. Primo punto, il taglio agli stipendi: ai dipendenti i conti non tornano, non riconoscono le cifre dichiarate dalla coppia Renzi – Colombo. “Il taglio del 6,8% - ha sottolineato Pierattini – è un numero vuoto. Non è questa la realtà. Con l’accantonamento dell’integrativo noi, da ora a dicembre, avremo una riduzione in busta paga del 22 -25%. Mi pare che questo dato, già di per sé, dovrebbe far riflettere”. Secondo punto, la vicenda dei dipendenti, ed anche qui permangono visioni diametralmente opposte. Il sindaco Renzi aveva dichiarato che il Maggio svolgerebbe la stessa attività, con gli stessi standard qualitativi, con 360 dipendenti, a fronte dei quasi 500 attuali. La ricetta proposta dal primo cittadino per non tagliare posti di lavoro era quella di azzerare il contratto integrativo o comunque ridefinirlo verso il basso. Come dire, la coperta è stretta, tutto sotto non ci sta. Ma anche questo passaggio non ha trovato i sindacati in linea con la proposta ed è sempre una questione di numeri. “Non è vero che siamo quasi 500 – sottolinea l’esponente della Cgil Pierattini –. I dipendenti in pianta stabile sono 385. Quel numero tiene in considerazione i contratti a chiamata e quelli a tempo determinato. Anche qui vorremmo chiarezza. Inoltre se pensano di mandare avanti il Comunale con solo 360 dipendenti non sanno di cosa parlano”.
Un discorso che vale, come tiene a sottolineare la sindacalista, anche in previsione del futuro trasferimento nel nuovo e mastodontico Parco della Musica delle Cascine. In effetti, anche qui i numeri tornano poco: il Teatro Comunale ha una capienza, compreso la sala dedicata al Ridotto, di circa 2400 posti; il nuovo Parco in costruzione ospiterà un teatro lirico da 2.000 posti, una sala concerti per 1.000 spettatori, lo spazio congressuale con 3.000 poltroncine e un anfiteatro all'aperto con una capienza di 2000 spettatori. E’ evidente che qualcosa non torna, o si è sbagliato e di molto in passato o il futuro è sotto dimensionato. “Noi chiediamo – conclude Pierattini – un piano di risanamento condiviso non unilaterale. Siamo disponibili a fare la nostra parte ma Chiediamo garanzie a Comune, Provincia di Firenze e Regione Toscana”.

POLITICA – In aula prende la parola Nardella. “Siamo di fronte ad una situazione molto seria –afferma il vice sindaco di Firenze – caratterizzata da una crisi economica e strutturale molto pericolosa. Qualcosa va fatto, non possiamo andare avanti così”. Poi rimarca i punti salienti del piano, compreso la discussione dell’integrativo ed assicura: “da parte di questa amministrazione non c’è nessuna intenzione di licenziare il personale”. In aula non tarda ad arrivare la risposta del consigliere Tommaso Grassi, che parte dalla vicenda della maschere per affondare un duro colpo ai vertici di Palazzo Vecchio: “dove sono finiti i bandi e i risparmi promessi dal Sindaco con l’esternalizzazione del servizio delle maschere: ci siamo resi conto che non erano altro che l’ennesimo bluff del Sindaco Renzi. Finalmente speriamo che il Comune abbia capito che i problemi non si risolvono con le esternalizzazioni ma con senso di responsabilità e senza procedere a continue e ripetute provocazione nei confronti dei lavoratori”.
 

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