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Cronaca

Progetto per il Guggenheim di Firenze: “Salverà il David” | FOTO

Presentato un progetto per arrivare alla costruzione di un museo dell'educazione visiva. La galleria sarebbe in parte ipogea al "contrario della Galleria dell'Accademia"

Il bunker dell’arte, il fortino delle opere d’arte, il museo del nuovo Rinascimento fiorentino. Presentato due settimane fa all’assessore alla Cultura di Firenze Sergio Givone e all’omologo in Regione Cristina Scaletti il progetto per quello che potrebbe essere battezzato il “Guggenheim” gigliato. Issare un museo volto dell’educazione visiva, costruito con criteri antisismici e ipogeo, ovvero in parte sottoterra come una metropolitana.
Il modello prevede una struttura da edificare in una zona simile a quella delle Cure e di Villa il Ventaglio, sede dell'Università Internazionale dell'Arte.
La stima prevede un costo tra i 40 e 50 milioni di euro per un ambiente tra i 20 e i 30mila metriquadrati. Da realizzare in circa due anni. Una struttura innalzata a vari livelli sia verso il cielo sia nel sottosuolo. Sotto la superficie proprio per proteggere le opere più delicate da eventuali scosse telluriche; a cui si aggiungerebbe un sistema in calcestruzzo e molle in acciaio, per ammortizzare e smorzare eventuali oscillazioni e non far 'traballare' le sale.

Perché costruire un museo in un città in cui abbondano? “Non esistono musei così – spiega l’architetto Fernando De Simone”. Il museo ha una doppia funzione. La primaria è educante. Cioè serve a far vedere l’opera per come va vista. “Nel caso del David – racconta De Simone – noi ci limitiamo a guardarlo dal basso verso l’alto. Ma non era questa l’idea originale. Una scultura di quel tipo,deve essere vista, analizzata e affrontata anche dall’alto e da altre angolazioni”. Il rischio sarebbe quello di vedere un capolavoro da un'unica angolatura e non da altre come l’artista, nel caso Michelangelo, aveva prospettato per gli occhi di posteri e committenti. Cosicché la statua possa essere osservata da più visuali anche ascensionali o discendenti spiralate.

La seconda sarebbe quella di costruire una sorta di rifugio “antiatomico” per le opere dal valore inestimabile. L’architetto padovano già il maggio scorso aveva parlato del rischio delle vibrazioni della Tav sulle “fragili” caviglie dell’opera marmorea all’interno della Galleria dell’Accademia. Inoltre “l’attuale collocazione non è idonea a resistere alle scosse telluriche. Ed eventuali cuscini antisismici da installare sotto alla statua, per smorzare le vibrazioni, non la proteggerebbero in caso di crollo del cupolino”. In sintesi vada per i sensori antivibrazioni e bolle che permettano la non rigidità della base ma questo non può assicurare l’incolumità del capolavoro.

Ovvio che il progetto trascina con sé delle problematiche anche di carattere più concreto. Come chi andrebbe a sorbirsi una spesa di tale entità? E cosa direbbero i proprietari dell’opere, nel caso del David lo Stato? “Per il primo passaggio abbiamo proposto di attuare il metodo del project financing. – spiega De Simone - Per il secondo porteremo delle copie nel museo, ma nel caso ci fosse la necessità di salvare il David sarebbe già tutto pronto. Anzi, sarebbe un riparo inattaccabile anche per tutte le altre bellezze della nostra città".

Progetto museo antisismico Firenze


La peculiarità di una galleria come questa è che, secondo lo studioso, “il museo è al servizio dell’opera”.  “Al museo Eremitani di Padova, il crocifisso di Giotto è stato fatto per essere appeso nella Cappella degli Scrovegni, e quindi per essere visto dal basso in alto, mentre ora è collocato in una stanza che permette solo una visione frontale e ravvicinata”.  E ancora: “Così come al museo Eremitani, il San Giovanni di Leonardo da Vinci al Louvre, è appeso vicino al soffitto, a circa 6 metri dal visitatore”. Posizioni e collocazioni adattate, che non permetterebbero di vivere l’opera al cento percento.

VIABILITA’ – L’architetto si rende conto anche delle ‘difficoltà’ di una possibile trasposizione delle opere e, nel caso, di quella del Buonarroti. Già nel 2008 l’assessore regionale Paolo Cocchi, per ridurre l'ingolfamento alla Galleria dell'Accademia, ipotizzò un ricollocamento del David dalla Galleria dell’Accademia alla Stazione Leopolda.

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