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Cronaca

Magherini, in aula i carabinieri imputati: "Non ci accorgemmo che stava male"

All'udienza del processo per la morte di Riccardo Magherini risponde anche una volontaria del 118: versione che si discosta da quella riportata dai militari

“Non abbiamo dato calci”. Lo hanno ripetuto, martedì 9 febbraio, nell’aula del Tribunale di Firenze, Davide Ascenzi e Vincenzo Corni, due dei quattro carabinieri accusati di omicidio colposo, assieme a tre volontari della Croce Rossa, per la morte di Riccardo Magherini, deceduto il 3 marzo 2014 in seguito dell’arresto da parte dei Carabinieri.

“La situazione era concitata, mi muovevo di continuo, forse chi guardava da dietro poteva avere l’impressione che stessi dando dei calci”, dice Corni, accusato anche di percosse (ci sono testimoni che hanno raccontato dei calci e video in cui si sentono delle persone gridare “No, i calci no”).

Nel pomeriggio ha deposto anche la volontaria della Croce Rossa Mitrea Janeta, che quella notte, tra il 2 e il 3 marzo, arrivò assieme a due colleghi (tutti e tre imputati nel processo) in borgo San Frediano, dove fu fermato Magherini. L’altra volontaria imputata, Claudia Matta, non ha potuto raggiungere il Tribunale per un incidente in motorino (il terzo volontario della Croce Rossa imputato nel processo, Perini Maurizio, è deceduto proprio in un incidente stradale).

La volontaria ha ricostruito i momenti dell’arrivo dell’ambulanza sul luogo del fermo: “I carabinieri ci hanno avvisato della ‘pericolosità’ di Magherini, e io non mi sono avvicinata”. Cosa che invece fece l’altra volontaria, Claudia Matta.

“Come poteva essere pericoloso un uomo a terra, ammanettato, a pancia in giù?”, viene chiesto ai due carabinieri. “Poteva tirare calci, morsi, sputare. Succede spesso che delle persone fermate prima si plachino e poi tornino ad aggredire. Non ci siamo accorti che stesse male, pensavamo che si fosse calmato”. Perché Magherini, dopo essere stato ammanettato con fatica, “non parlava e non si muoveva più”. “Non sono in grado di fare l’operatore sanitario - ha detto Corni -, e la volontaria ci aveva detto che respirava”.

In borgo San Frediano giungerà poi una seconda ambulanza, con medico e infermiere. La situazione appare subito grave e sul corpo di Magherini verrà fatto anche il massaggio cardiaco, ma sarà tutto inutile.

Mitrea ha affermato di aver visto un carabiniere “a cavalcioni” sul corpo di Magherini, i carabinieri hanno invece ribadito di non aver mai fatto pressione sul torace dell’uomo, steso a terra e circondato dai quattro militari. Una delle ipotesi è che la morte possa essere stata causata da asfissia.

Un altro punto controverso riguarda il verbale messo a punto nella ‘Stanza rossa’ del pronto soccorso. “La stanza era piccola, Claudia non stava bene, era dentro con due carabinieri e c’era anche il cadavere di Magherini. Da fuori della stanza l’ho vista che scuoteva la testa e diceva di no”, ricorda Mitrea, che aggiunge: “Quando ho riparlato con Claudia mi ha detto che i carabinieri non volevano scrivere del ginocchio sulla schiena, e che quando controllò Magherini ebbe la sensazione di aria calda, non che respirava”.

La prossima udienza è stata fissata per il 1° marzo prossimo. In quell’occasione saranno ascoltati i consulenti delle parti, anche quelli medico legali, le cui deposizioni potrebbero essere fondamentali per il proseguio del processo. Sarà ascoltata anche la volontaria della Croce Rossa oggi assente per l’incidente, Claudia Matta.

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