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Cronaca San Frediano / Borgo San Frediano

Processo Magherini: l'aula piena di volontari della Croce Rossa

Nell'udienza parola ai legali dei volontari imputati

Erano almeno una quarantina, fin da questa mattina, i volontari della Croce Rossa accorsi al tribunale di Firenze, a Novoli, per seguire l'udienza del processo per la morte di Riccardo Magherini.

In aula parlava la difesa dei 3 volontari imputati, al pari di 4 carabinieri, per omicidio colposo. Martedì scorso, 31 maggio, il pm Luigi Bocciolini ha chiesto la medesima condanna, 9 mesi di reclusione per omicidio colposo, sia per i rappresentanti dell'Arma che per una delle volontarie.

La giornata iniziata con il giudice, Barbara Bilosi, che riprende i volontari in aula, tutti in divisa rossa d'ordinanza. "Non capisco questo abbigliamento, non è una gara, non siamo allo stadio, qui non si vince nè si perde, uscite e cambiatevi d'abito", il richiamo del giudice ai presenti, che però restano impassibili al loro posto.

"Questi volontari sono qui per solidarietà e per capire che ne sarà del loro futuro", esordisce Carlo Macari, che difende la volontaria Janeta Mitrea: lei non si avvicinò a Magherini e per lei il pm ha chiesto l'assoluzione. Il legale però si mette nei panni di tutti i volontari, quindi anche di Claudia Matta, la volontaria per la quale è stata chiesta la condanna: "Sono persone come noi, che fanno i lavori più svariati e con spirito di umanità aiutano il prossimo, che hanno seguito tutti i protocolli eppure si ritrovano imputati".

Poi ha preso la parola Manzo, legale di Matta, ricostruendo le fasi del fermo, dell'arresto e della morte di Magherini. "Quella notte i militari hanno ricostruito una versione artefatta di quello che è successo", dice Manzo, accusando i carabinieri di avere fatto tutto il possibilie per fare passare Magherini come un mostro e di avere selezionato i testimoni da verbalizzare a seconda di quanto avrebbe giovato loro: "Strano che tutti i verbali finiscano con un elogio dell'operato dei carabinieri".

Poi viene trasmessa in aula la telefonata delle 2:52 del mattino tra il capitano Cattaneo e uno dei carabinieri imputati: "Ah è morto", chiede il primo. "Sì, è morto", risponde il secondo. Questo nonostante la morte sia stata certificata alle 3 del mattino, dopo la telefonata. "Se vuole fare la verbalizzazione anche lei siamo sopra ogni sospetto", viene chiesto al capitano nella stessa telefonata.  Un altro fatto "strano" è che su Magherini siano state fatte "8 fiale di adrenalina e 40 minuti di massaggio cardiaco. In realtà era già morto. E da morto è stato portato in ambulanza al pronto soccorso", sostiene Manzo.

"I carabinieri hanno impedito alla volontaria Matta di avvicinarsi a Riccardo e fare le manovre di rianimazione. Questo è emerso chiaramente nel corso del processo. Quando lei ha chiesto se era possibile togliere le manette gli hanno risposto: 'E' pericoloso', una risposta che equivale ad un no", prosegue Manzo. L'atteggiamento dei carabinieri sarebbe cambiato solo arrivo del medico, nella seconda ambulanza. In un momento nel quale i legali della famiglia Magherini e dei volontari ritengono che Magherini fosse già morto. Nella prima ambulanza arrivata in Borgo San Frediano quella notte infatti c'erano solo volontari, nonostante fosse stato segnalato un codice giallo e fosse stata richiesta dai carabinieri un'auto medica.

"Quella notte in sei ore sono state fatte indagini vergognose - conclude Manzo -. Si è cercato di modificare la realtà, con la volontà di fare credere che Magherini sia morto da solo". Furono gli stessi carabinieri del fermo, oggi imputati per omicidio colposo, ad interrogare i testimoni (alcuni svegliati appositamente in piena notte) e a redigere i verbali. L'avvocato Manzo ha chiesto l'assoluzione della volontaria. Martedì prossimo, 14 giugno, prenderanno la parola gli avvocati che difendono i carabinieri. Poi, nel giro di qualche settimana, dovrebbe arrivare la sentenza.

I volontari della Croce Rossa in aula

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