rotate-mobile
Cronaca

Processo Forteto: bambini abusati e fatti lavorare, in aula va in scena l'orrore

Una donna oggi di 38 anni racconta: "Fui spinta ad avere un rapporto sessuale come se così potessi superare gli abusi subiti da bambina. Ho visto palpeggiare una bambina down". E ancora: "Al Forteto i giudici del tribunale dei minori erano di casa"

Leggendo i capi di imputazione dell’accusa è complicato immaginare cosa sia stato il Forteto. Ascoltando le testimonianze in aula al processo contro il fondatore della comunità del Mugello, Roberto Fiesoli (accusa di abusi ai minori) e di altre 23 persone imputate di maltrattamenti, la percezione dell’orrore fa il salto di qualità e pare di perdersi in un girone infernale senza uscita.
Come quando ieri, alla sbarra dei testimoni è salita una donna che ha vissuto in comunità dai 13 ai 38 anni e si è svuotata del proprio dolore. Una storia incredibile, un pozzo crudele senza respiro. Iniziato ben prima del suo arrivo, da bambina, al Forteto.

Lo racconta La Nazione ed Firenze. Qui parte integrale della testimonianza:

“I servizi sociali mi tolsero a mia madre con la scusa di andare a prendere un gelato e in due giorni mi ritrovai al Forteto” ha ricordato la testimone, sottolineando che “da bambina ero stata abusata sessualmente da uomini in un bar di Firenze”. Il tribunale dei minori l’affidò a una coppia del Forteto, Luigi Goffredi (co-imputato e braccio destro di Fiesoli ) e la moglie. “Io avrei voluto stare con mia madre invece venni affidata a Goffredi e sua moglie” ha continuato. “Il primo anno riuscii abbastanza a tranquillizzarmi anche se quelli non erano i miei genitori. Spesso mi arrabbiavo perché non vedevo mia madre.

A 14 anni mi cominciarono a sottoporre ai ‘chiarimenti’: dovevo spiegare perché secondo loro ero spesso arrabbiata. Siccome sapevano che avevo una storia di abusi sessuali subiti, gli adulti del Forteto volevano che parlassi di questi. E cominciò un martellamento. Decisi che comunque un po’ di fiducia l’avrei dovuta avere e in Goffredi provai a vedere una figura paterna. All’inizio mi coccolava, ma una volta mi picchiò perché disse che l’avevo fatto eccitare mentre mi teneva in braccio e un’altra volta mi spinse ad avere un rapporto sessuale con lui come se così potessi superare gli abusi subiti da bambina. Il rapporto con lui cambiò, anche perché lo vidi palpeggiare una bambina down, a lui affidata come ero io”.

“A 17 anni mi chiesero se volevo tornare con mia madre” ha aggiunto “e parlai di questo anche con giudici del tribunale dei minori che al Forteto erano di casa, venivano a pranzo e cena”. La teste ha raccontato anche che i bambini dopo il tempo pieno a scuola “venivano mandati a lavorare nel caseificio, come me. Io a 13 anni guidavo il muletto e disponevo il formaggio sui pancali, altri lavoravano alla lavanderia e alla sartoria. I compiti li facevamo dopo cena o la mattina prima di andare a scuola”. Già, quel caseificio dove, è emerso sempre ieri in aula, alla lavorazione del formaggio mettevano a lavorare anche chi era affetto da epatite C.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Processo Forteto: bambini abusati e fatti lavorare, in aula va in scena l'orrore

FirenzeToday è in caricamento