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Cronaca Le Cascine

La prima al Teatro dell'Opera, tra luccichii e incertezza|FOTO

80 milioni si euro separano la struttura dal suo completamento. Per Renzi si può fare nel 2012 se il governo rispetta gli impegni ma il ministro Profumo frena

Ore 20 del 21 dicembre 2011; il nuovo Teatro dell’Opera di Firenze apre i cancelli per la prima, l’inaugurazione ufficiale. Non proprio la nuova casa del Maggio musicale fiorentino. Per adesso solo un accenno di casa, una specie di come sarà o come potrebbe essere una volta terminati i lavori. La prima alba di un giorno ancora lontano. Sì perché il parco della musica delle Cascine è pronto solo per metà. Per completare i due monoliti che sovrastano il più importante polmone verde di Firenze, di strada ancora ce n’è da fare, e molta. Se il primo lotto, costato circa 156 milioni di euro, è quasi completato e per l’occasione il cantiere aperto si è rifatto il trucco, con tanto di red carpet tricolore a ricordare l’unica opera pubblica nazionale realizzata per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, per il secondo è notte fonda. Manca ancora tanto lavoro, ma soprattutto tanti quattrini. Quanti? “Almeno 80 milioni” ricorda il sindaco, ‘il padrone di casa’ Matteo Renzi per l’occasione in smoking e come promesso arrivato a teatro in tramvia. Erano 100, sono scesi a 80 dopo che il Comune, come ha posto l’accento Renzi, ha fatto una serie di interventi per ridurre le spese. Denari che serviranno a ultimare la piazza disegnata dallo scenografo premio Oscar Dante Ferretti, in sostanza la porta d’accesso al teatro, che una volta terminata, sarà lo slargo più grande della città. Ma non solo: all’appello manca ancora l’auditorium (capienza 1100 posti), c’è da attrezzare torre scenica, e dovranno trovar posto e prendere vita i ristoranti, book-shop e gli uffici della Fondazione; tutto come da progetto. Così dal due gennaio 2012, dopo i nove eventi che segneranno questa apertura – chiusura lampo (compresa la grande festa di Capodanno), gli oltre 400 operari del cantiere torneranno al lavoro, per completare, entro la fine del 2012, i 360mila metri cubi della nuovissima casa della musica fiorentina. Tuttavia, in quest’Italia che ha sempre avuto rapporti difficili e spinosi con i temi legati alle grandi opere, la pre-inaugurazione di questa sera ha del miracoloso: 4 anni fa l’aggiudicazione dei lavori; gli scandali giudiziari, l’arrivo del commissario; poi nei primissimi giorni del 2010 l’inizio del cantiere; in meno di 24 mesi la prima, diretta dal maestro Zubin Mehta. Quattro anni in pillole, tra passioni, dolori e grandi soddisfazioni.

Inaugurazione nuovo Teatro dell'Opera

RENZI “Credo si possa dire che ci sono le condizioni per finire il nuovo teatro nel 2012” ha dichiarato il sindaco Renzi prima dell’inizio del concerto. “Sono certo – ha continuato – che il governo saprà far fronte con i fondi Cipe agli impegni assunti dal precedente esecutivo; c’è ancora da sistemare la struttura esterna e c’è ancora tanto da lavorare, ma in tempo di record, dopo mezzo secolo di discussioni, con 24 mesi di cantieri si è realizzato il primo lotto di lavori del teatro, con una sala straordinaria ed in un luogo importante, perché cambierà la vita culturale di Firenze, regalando al maestro Zubin Mehta un sogno immaginato da molto tempo ed offrendo ai fiorentini uno spazio per la cultura straordinario”. “Ovviamente – ha concluso – il Maggio dovrà riorganizzarsi per gestire questa struttura”.

LOREN E MEHTA – Passate le 20 il lungo viale colorato d’Italia è attraversato da due auto. Scendono il direttore Zubin Mehta e Sofia Loren. Flash, telecamere, taccuini tutti per loro; in un attimo la politica, i conti, le cifre spese e quelle che mancano, sono offuscati dall’anima artistica della Fondazione e dalla grandissima attrice premio Oscar. Sottobraccio entrano nel teatro, tra i sorrisi, le strette di mano, qualche applauso. Di lì a poco arrivano Giorgio Gori e Cristina Parodi, oramai di casa tra le mura del sindaco rottamatore, Giuliano Ferrara con la moglie Anselma Dell'Olio, uno scoppiettante Vittorio Sgarbi, l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, Virna Lisi, Salvatore Ferragamo. Tra gli ospiti in sala c’è anche l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta: “So che è bellissimo, vengo a verificarlo con grande piacere. Ne ho seguito personalmente i lavori sbloccando anche qualche difficoltà”. Per ultimo, quando la Sala dell’Opera (capienza 1800 posti) è praticamente piena e le bacchette del maestro Zubin Mehta hanno già cominciato a vibrare dal podio sulle note del Leonore n.3 di Beethoven, entra nel foyer il ministro dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo: “E’ un segnale molto importante per la città e in generale per la cultura. Non ho ancora visitato la struttura, ma dall'esterno mi sembra sia di grandissima qualità. Credo che questo sia un segnale molto positivo per il Paese”.

La prima al nuovo parco della musica

Poi la domanda decisiva per il ministro, questa sera il volto del governo: arriveranno da Roma quei denari necessari per il completamento dell’opera? “In questo momento – ha risposto Profumo – la situazione è molto complicata. Il Governo sta lavorando per andare nella direzione di una soluzione delle emergenze, con la stabilizzazione dei conti. Io mi auguro che nel 2013 ci sia una ripresa e quindi si possa veramente far ripartire i Paese, a quel punto si potrà ridisegnare tutta l’operazione di crescita”. Sa tanto di doccia fredda; sembra proprio che in questo momento, così delicato per il paese, il governo Monti non abbia alcuna intenzione di giocare il carico da dieci, o meglio quello da 80. Il messaggio tradotto potrebbe suonare così: prima ‘ripariamo’ l’Italia, poi nel 2013 faremo i conti, anche sul nuovo Teatro dell’Opera di Firenze. Vedremo. Ma il tempo delle polemiche, presenti e future, dei fondi milionari, dei possibili braccio di ferro futuri, per un paio di ore si quietano. Tutto si placa quando dalla sala grande giungono le prime note. Orchestra e coro al completo ed in grande spolvero; Zubin Mehta, dal podio verga il ritmo, saltella ‘furioso’, si acciglia, canta con il coro e accompagna con gesti e movimenti calmi e delicati le note più soavi. Poi è la volta della Nona di Beethoven, si alza il baritono e con voce profondissima canta: “O Freunde, nicht diese Töne! Sondern laßt uns angenehmere anstimmen und freudenvollere. Freude! Freude! (O amici, non questi suoni! ma intoniamone altri più piacevoli, e più gioiosi. Gioia! Gioia!). Musica, Gioia. Finisce in un tripudio e nell’inchino lunghissimo che Mehta dona ai suoi orchestrali, per poi dire: “Come siamo andati?”
 

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