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Cronaca

La leggenda del ponte del Diavolo (e perché dovreste visitarlo)

Una mirabile opera di ingegneria medievale che nasconde un'inquietante leggenda. Ecco la storia di un ponte misterioso che dovreste assolutamente vedere da vicino

Sembra che fu Matilde di Canossa, feudataria illuminata e protagonista del Medioevo italiano, a ordinarne la costruzione nel corso dell'anno 1000: un ponte sul fiume Serchio, precisamente nella località di Borgo a Mozzano, che consentisse a viandanti e pellegrini di raggiungere la vicina Lucca e ricongiungersi alla Via Francigena che li avrebbe condotti fino a Roma. 

Più tardi il condottiero lucchese Castruccio Castracani, vissuto tra il 1200 e il 1300, decise di restaurarlo, mentre nel XIV secolo lo scrittore Giovanni Sercambi lo inserirà in una delle sue novelle ispirate al Decameron di Boccaccio. Dovremo però spettare il 1500 per sentirlo chiamare Ponte della Maddalena, il nome ufficiale che presenta ancora oggi, probabilmente ispirato ad un oratorio che si trovava ai piedi della struttura lungo la sponda sinistra. 

Lungo oltre 90 metri, questa suggestiva opera presenta la classica struttura “a schiena d'asino”, che le arcate asimmetriche rendono unica al mondo: il suo arco maggiore, in posizione centrale, raggiunge infatti un'altezza che supera i 18 metri. Una forma convessa, quasi a cuspide, che lo rende un capolavoro d'ingegneria perfettamente conservato.

Nel 1836 il ponte subì gravi danni a causa di una piena del fiume, mentre nei primi anni del 1900 venne aperto un nuovo arco sulla parte destra per consentire il passaggio del treno. Miracolosamente sopravvissuto alla ferocia dei nazisti, che in vista di abbandonare le fortificazioni della Linea Gotica lo avevano minato, il ponte si offre ancora oggi allo sguardo dei visitatori in tutta la sua maestosità. L'arcata centrale sporge acutissima (ricordando appunto il dorso di un asino), formando una parabola talmente alta che la sua struttura sembra sfidare la legge di gravità. Non è un caso dunque che alla sua costruzione siano legate numerose ed inquietanti leggende.

La più nota racconta che il capomastro incaricato di realizzare l'opera si rese conto che non sarebbe mai riuscito a finirla entro i tempi previsti. Mentre sedeva in preda alla disperazione sulle sponde del Serchio, apparve al suo cospetto il diavolo che, come era solito fare, gli propose di stringere un patto: il maligno avrebbe terminato la costruzione del ponte in una sola notte, ma in cambio avrebbe preso l'anima della prima persona che lo avrebbe attraversato. L'uomo accettò lo scambio e il diavolo mantenne la promessa, costruendo il ponte in una sola notte. 

Divorato dai rimorsi, il capomastro decise di chiedere aiuto al prete del paese e insieme escogitarono un astuto piano: rispettare il patto diabolico, facendo però attraversare il ponte ad un maiale (secondo altre versioni, un cane). L'inganno riuscì e il maligno, resosi conto della beffa subita, si gettò dal ponte nella acque del Serchio. 

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