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Cronaca

Prato: la prima volta di una donna nel gioco della Palla Grossa

Alessandra Ferraro ha debuttato nel calcio storico pratese. “Spero che altre mi seguano”

È stato il tocco di rosa negli Azzurri. Per la prima volta nella storia, dal medioevo a oggi, una donna ha partecipato alla Palla Grossa, gioco molto simile al calcio storico fiorentino e già praticato a Prato alla fine del Cinquecento. Alessandra Ferraro, 20 anni, è scesa in campo come alfiere col suo quartiere, gli Azzurri di Santa Maria, nella semifinale contro i gialli di Santo Stefano del 9 settembre scorso, persa 15-2, nell’arena di piazza del Mercato Nuovo. “È stato bellissimo. E spero che altre mi seguano”. 

Senza paura

Il gioco della Palla Grossa prende il nome dall'esser giocato con una sfera più grande e pesante rispetto al calcio storico fiorentino, oltre che su un campo più piccolo. Come il calcio storico fiorentino, in campo i 25 calcianti per squadra – sono divise in quattro quartieri, Santo Stefano, Santa Maria, Santa Trinita e San Marco – non si risparmiano. Ai calcianti, si aggiungono capitano e alfiere. “Non ho mai avuto paura – spiega Ferraro – anche perché sono abituata a sport di contatto avendo fatto per anni arti marziali. Così come sono abituata da sempre ad allenarmi con degli uomini. Probabilmente molti pensavano che una ragazza che entra in un campo con 50 uomini possa aver paura. Io ero tranquilla e a mio agio, sia i giorni precedenti che il giorno stesso. Mi sentivo a casa. E avevo l'adrenalina a mille”. 

Sempre appassionata

Ferraro ha il gioco nel sangue da sempre. Con gli Azzurri gioca anche lo zio, oltre che tanti amici. “Ho sempre seguito la Palla Grossa e mi ha sempre appassionato – chiarisce – oltre ad aver sempre fatto parte della squadra. Star vicino alla squadra e vedere attuarsi in campo regole e schemi è bellissimo. Nella squadra siamo una grande famiglia che si allena praticamente tutto l'anno, in modo più massiccio da aprile alle partite di settembre e più sporadicamente durante gli altri mesi dell'anno. Facciamo anche tante amichevoli con squadre che fanno giochi storici simili come i calcianti del calcio storico fiorentino o i neri di Brescia”. Il ruolo di Ferraro è stato quello dell'alfiere, che non prende parte fisicamente agli scontri. “Il mio compito – spiega – è di portare la bandiera da una parte all'altra del campo per far capire ai miei giocatori o agli avversari qual è la propria posta, il gol per capirsi, e seguire il gioco da dietro. Si è molto attivi nel gioco perché dal fondo riesci a vedere tutta la partita, gli schemi e cosa fanno gli altri giocatori. Chiami uomo se c'è bisogno, dai consigli dove possibile, provi a calmare i giocatori e molto altro. Però non puoi scontrarti con qualcuno”.  

Un futuro al femminile

Ferraro spera di aver aperto la strada a tante altre donne che vorrebbero giocare alla Palla Grossa. “È stato bellissimo poter rappresentare tutte le ragazze dell'organizzazione – ammette – e spero di aver aperto la via a tante altre che vorrebbero giocare. Anche a mia sorella sarebbe piaciuto molto giocare però è minorenne. Sarebbe bello poter pensare di organizzare anche un torneo solo al femminile. Questo non perché non sia bellissimo giocare tutti insieme, uomini e donne, ma perché magari posso capire se involontariamente un uomo può avere paura di placcare una donna. E lo dico nonostante nessuno abbia fatto problemi e alla fine tutti si sono congratulati. Vedremo. Intanto è stato bellissimo aver giocato e non vedo l'ora di giocare di nuovo. Sempre con gli Azzurri, ovviamente”. 

Prima donna nel torneo della Palla Grossa

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