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Cronaca

Omicidio Idy Diene: il giudice esclude il movente razziale

Lo si legge nelle motivazioni della sentenza che ha condannato l'ex tipografo Pirrone a 16 anni

Il giudice del tribunale di Firenze che ha condannato Roberto Pirrone a 16 anni per l'omicidio del venditore senegalese ambulante Idy Diene ha escluso il movente razziale.

Lo ha scritto il giudice Sara Farini nelle motivazioni della sentenza, uscite ieri, con la quale l'ex tipografo è stato condannato per omicidio volontario il 7 gennaio scorso, in rito abbreviato, come chiesto dallo stesso imputato.

“L'ipotesi del movente razziale, inizialmente percorsa dagli inquirenti, è stata subito accantonata non essendo emerso nessun elemento sulla cui base poter sostenere che il Pirrone abbia ucciso la vittima per il colore della pelle”, scrive il giudice Farini nelle motivazioni della sentenza.

Il movente razziale secondo il giudice sarebbe escluso anche perché “dall'esame dei supporti informatici sequestrati non è emersa nessuna tendenza o ideologia razzista e nessuna vicinanza con gruppi o movimenti xenofobi”, come si legge in un altro passaggio.

Il giudice, che esclude che Pirrone uccise il 53enne senegalese per il colore della pelle, non individua un movente esatto per l'omicidio.

Dà invece rilievo alle sofferenze psichiatriche di Pirrone (la perizia ha comunque affermato che Pirrone era capace di intendere e volere) e alle vicissitudini familiari del pensionato fiorentino.

La mattina del 5 marzo scorso, questi i fatti, Roberto Pirrone uscì di casa con una pistola in tasca, percorse oltre un chilometro a piedi incrociando diverse persone (era tarda mattinata) prima di arrivare sul Ponte Vespucci. Qui si fermò e fu superato da Idy Diene. A quel punto Pirrone si girò e gli sparò alle spalle più colpi di pistola, colpendolo. Poi si avvicinò all'ambulante e gli sparò un altro colpo, uccidendolo.

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Il giudice, per escludere il movente razziale, riporta alcune testimonianze. In una, il gestore di un bar di via Pisana  riferisce che i comportamenti e i discorsi di Pirrone “non erano mai finalizzati ad alcun tipo di discriminazione” e che nei confronti di un altro ambulante senegalese che si posizionava ogni mattina di fronte al bar Pirrone “ha sempre tenuto un comportamento gentile”.

Riportata anche la testimonianza di un altro senegalese, arrivato in Italia nel 1980 e che fu collega nella tipografia dove lavorava Pirrone. “Durante l'attività lavorativa non vi sono mai stati tra noi motivi di scontro o dissidi di altro genere”, ha messo a verbale l'uomo, aggiungendo comunque che “non ho mai avuto con lui rapporti al di fuori di quelli strettamente lavorativi”.

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