Tavarnuzze, omicidio pasticcere Da Lio: arrivano tre condanne

Non ci fu volontà di uccidere Massimiliano Da Lio ma di rapinarlo, picchiarlo e spaventarlo: così, oggi, sono scattate le prime tre condanne per l'omicidio del pasticcere rapinato dell'incasso e ucciso nella sua abitazione di Tavarnuzze (Firenze) il 26 aprile 2010, contro C.C. (30 anni di carcere), F.M. (19 anni e quattro mesi), l'albanese E.N.(20 anni). Secondo quanto emerso finora, C. ex dipendente di Da Lio, sarebbe risultato mandante della 'spedizione' in cui il pasticcere morì in casa dopo un pesante pestaggio, senza poter ricevere soccorso in tempo utile a salvarsi. M invece, sarebbe stato intermediario tra C. e la 'batteria' di albanesi ingaggiata per attuare la vendetta di C.contro Da Lio, mentre E.N. sarebbe uno degli esecutori. Il gup Giacomo Rocchi ha stabilito le condanne derubricando il reato da omicidio volontario, come proposto dal pm, a preterintenzionale, sostenendo quindi la tesi di una vendetta, da attuare attraverso una rapina cruenta, ma che non avrebbe dovuto evolvere in un omicidio. Sempre al termine dell'udienza preliminare sono stati rinviati a giudizio E.N., gemello di E.N. e considerato anche lui un esecutore materiale dell'aggressione, e S.B., un magazziniere albanese che lavora nella sicurezza dei locali notturni di Firenze e che avrebbe messo in contatto Casella con il gruppo di connazionali.

 Per E.N. e B la prima udienza del processo ordinario si terrà il 21 febbraio 2012. Inoltre, un sesto, presunto, responsabile dell'aggressione mortale, A.C, anche lui albanese, è latitante, mentre nel periodo delle indagini è stato ucciso in Albania per circostanze diverse da questa vicenda, F.M, il quarto del gruppetto di albanesi che pedinò e aggredì mortalmente Massimiliano Da Lio.Ansa