Confermata in Appello la condanna a trent'anni per Cheik Diaw, il senegalese accusato di aver ucciso Ashley Olsen, la giovane donna americana che viveva a Firenze il cui cadavere fu scoperto dal fidanzato esattamente due anni fa. Ieri la Corte d'Assise d'Appello di Firenze ha emesso la sentenza.

Cheik Diaw ha assistito a tutta l'udienza del processo di appello fino alla lettura del dispositivo rimanendo in aula, seduto accanto ai suoi difensori e all'interprete. Il senegalese, dopo aver appreso della conferma della condanna e aver salutato i difensori, è uscito scortato dagli agenti della polizia penitenziaria, che lo hanno riportato in carcere. "Mi sarei aspettato che la corte disponesse una perizia. Ancora l'orario della morte della vittima non è stato stabilito con certezza, e questo è un elemento decisivo per decidere della colpevolezza di Diaw", ha commentato uno dei difensori, l'avvocato Antonio Voce.

Diaw è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali, anche di quelle sostenute dalle parti civili in questo processo. Gli avvocati delle parti civili, ossia i familiari di Ashley, avevano fatto richiesta di condanna in linea con la sentenza di primo grado e dopo la lettura si sono detti soddisfatti dell'esito dell'appello. La Corte d'Assise è rimasta riunita circa due ore in camera di consiglio prima di uscire per rendere pubblica la decisione. L'uomo si è sempre difeso dicendo che quando ha lasciato l'appartamento di Ashley, lei fosse ancora viva. 

Secondo quanto ricostruito finora, quella notte (9 gennaio 2016) Olsen era andata a bere e a ballare in un locale, lì era stata avvicinata da Cheik. I due sono stati ripresi dalle telecamere di videosorveglianza della zona mentre si dirigevano a casa di lei poco prima dell'alba. Le telecamere hanno poi filmato Cheik quando è uscito dall'appartamento della donna intorno alle 11,40 della mattina stessa.