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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Porta a Prato

Porta al Prato: via all'edificazione di una nuova zona residenziale

La giunta ha approvato la variante urbanistica per trasformare l'area delle ex officine delle Ferrovie. Per Grassi: "L'ennesima speculazione urbanistica"

Firenze avrà un altro pezzo di città residenziale. La giunta di Palazzo Vecchio infatti, su proposta dell’assessore alle politiche del territorio Elisabetta Meucci, ha approvato la variante urbanistica che da il via libera alla trasformazione dell’area delle ex officine delle Ferrovie di Porta al Prato. L’area è quella che si estende tra l'ex Stazione Leopolda, tra la linea ferroviaria per Empoli, il canale Macinante e il nuovo Teatro dell’Opera del Maggio. Si tratta di un primo passo deciso verso l’edificazione, lì dove sono presenti i capannoni delle ferrovie, di un vero e proprio un quartiere “vitale e accessibile”, come si legge in una nata del Comune. La decisione arriva ad una decina di giorni dalla breve inaugurazione del teatro, e non è un caso: proprio la prima del 21 dicembre, si sottolinea nella nota, ha reso non più rinviabile l'avvio dell'intervento.

“Sul piano urbanistico gli obiettivi principali sono tre – spiega l’assessore Meucci – Il primo è quello del raggiungimento di una maggiore integrazione e coesione urbana, realizzando un quartiere che possa costituire un habitat appropriato alle grandi funzioni culturali già insediate; il secondo obiettivo è quello di risolvere i problemi connessi all’accessibilità ed alla distribuzione delle nuove funzioni, sia quelle nuove da prevedere, che quelle recenti; il terzo obiettivo, più in generale, è quello di conferire una nuova qualità all’ambiente urbano e più in particolare ricucire e collegare i diversi interventi urbanistici realizzati e in corso di realizzazione”. Una scelta che non è piaciuta per nulla al consigliere comunale di Sinistra e Cittadinanza Tommaso Grassi: “L’importante è aprire cantieri e far girare l’economia del cemento: questa l'unica conclusione che si può trarre dall’annuncio di oggi”.  Che rincara la dose: “Non sono ancora terminati i lavori nei comparti del Pue Leopolda e Pue Paisiello - aggiunge -, centinaia di famiglie ancora vivono in un cantiere a cielo aperto e già si pensa ad autorizzare altre case nell'area ferroviaria di fronte”.

Una vicenda, quella della riqualificazione dell’area, che parte da molto lontano, e che è passata da una serie di accordi procedimentali con le Ferrovie conclusi nell’agosto scorso con l’intesa fra Comune, Provincia e Regione e Rfi per l’aggiornamento delle opere previste, dopo che nell’aprile 2009 era stato stipulato il contratto preliminare di vendita. In quell’atto l’area veniva suddivisa in tre comparti di attuazione: il primo (lotto A) destinato ad opere infrastrutturali di carattere ferroviario e servizi connessi; il secondo (lotto B) destinato alla realizzazione di interventi pubblici tra i quali il nuovo Teatro; il terzo (lotto C) destinato ad interventi edificatori privati a destinazione residenziale e commerciale, per 39mila mq di superficie utile lorda. Interventi da realizzare attraverso una variante urbanistica, che è quella appunto oggetto del procedimento appena avviato dalla giunta.
Per Grassi “dietro a un recupero di volumi esistenti in area ferroviaria, destinati finora a uffici delle Ferrovie, si cela l'ennesima speculazione urbanistica che aumenta in città il numero e le superfici destinate a residenze private, sfruttando una variante urbanistica che il Comune aveva già promesso alle Ferrovie, prima nel 2008 con la firma del Protocollo sui 150 mila metri quadrati di edificazioni private e poi confermati nell’agosto scorso nell'ultimo accordo sull’Alta velocità”. “La sensazione - aggiunge -, confermata dagli atti, è che pur di non pagare il prezzo concordato di circa 16 milioni per il terreno dove si è costruito il Nuovo Parco della Musica, l’amministrazione comunale abbia deciso di monetizzare la concessione edilizia avviando la variante urbanistica per la realizzazione di nuove case e spazi commerciali. Nonostante la mancanza di soldi da parte del Comune, riteniamo che non si possa assolutamente mercificare i titoli edificatori e le varianti urbanistiche: questa politica urbanistica ci ricorda troppo un modo di operare a cui non avremmo più voluto assistere”.
 

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