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Cronaca

Diciotto presidi toscani aprono le aule ma dicono “No occupazioni”

I presidi di 18 istituti toscani chiedono agli studenti di organizzare forme di protesta alternative. In caso di danni a edifici e strutture ci potrebbero essere severe sanzioni

Bisogna cambiare strategia, o meglio mutare forma di protesta. I presidi di 18 scuole superiori dicono No e scrivono una lettera aperta ai propri studenti, intitolata “La scuola pubblica non si difende con le occupazioni”. Si deve esprimere in altri modi il proprio dissenso, per questo i direttori hanno proposto di aprire le porte dei propri istituti, durante le fasce pomeridiane, a forme di protesta alternative. "Gli studenti devono essere consapevoli che se la politica è una cosa seria devono essere credibili anche le loro forme di protesta. Dobbiamo dire che non risultano tali le occupazioni degli ultimi anni". "E' infatti inevitabile - si legge nel testo - che si dubiti della genuinità delle motivazioni quando la protesta comporta un periodo più o meno lungo di vacanza". Un giudizio duro, d’impatto.

La disponibilità è massima verso i teen-ager  interessati all’Arte di Governare o alle tematiche che hanno intaccato la Scuola negli ultimi anni. Il rischio infatti sarebbe quello di predicare bene e razzolare male;  visto che la scuola è un servizio pubblico, pagato dalle tasse dei cittadini, e che ogni giorno di paralisi delle lezioni di fatto è uno spreco di risorse.

DANNI - Inoltre suona come un avvertimento il riferimento agli eventuali danni a edifici e attrezzature, spesso verificatisi durante le occupazioni “Gli studenti sono avvisati, chi occupa quest'anno potrebbe incorrere in severe sanzioni: "Come dirigenti abbiamo il dovere di garantire il rispetto delle regole che governano la comunità scolastica, tutelare il diritto allo studio e preservare l'integrità delle strutture scolastiche".
 

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