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Cronaca Campo di Marte

Ciao Madiba, al Nelson Mandela Forum la camera ardente 'virtuale'

Domenica 8 dicembre la giornata della commemorazione. Immagini di Madiba sui maxischermi, un picchetto d'onore fatto da volontari, e un'enorme parete bianca sulla quale chiunque potrà lasciare un messaggio, un pensiero, un saluto

Nelson Mandela e Firenze. Una candela che ha portato luce in ogni angolo di libertà, e in questo ha incendiato l’anima. E una città, dove con l’Umanesimo, è nata la modernità. E un legame, fortissimo. Tanto che il più grande palazzetto dello sport cittadino, da dieci anni porta proprio il nome dell’uomo che vinse l’apartheid: il Nelson Mandela Forum.

Per questo il palazzetto domenica si trasformerà in una specie di enorme camera ardente virtuale, anche se il responsabile della struttura che ospita grandi concerti, convention ed eventi sportivi, Massimo Gramigni, preferisce chiamarlo “tributo”. Immagini di Madiba sui maxischermi, un vero e proprio picchetto d’onore fatto da volontari, e una enorme parete bianca sulla quale chiunque potrà lasciare un messaggio, un pensiero, un saluto. E poi musica, foto inedite, e un registro delle firme, come in ogni camera ardente “vera”.

Il Mandela Forum è l’unica struttura che può chiamarsi così in base ad un regolare contratto “a vita” con la Mandela Foundation. Un’iniziativa nata dopo che a Nelson Mandela fu data la cittadinanza onoraria di Firenze per iniziativa dell’allora sindaco Massimo Bogianckino, quando Madiba era ancora in carcere. Già dalla notte scorsa, appena si è diffusa la notizia della morte, sui maxischermi del Forum sono apparse le immagini di Nelson Mandela e bandiere listate a lutto. E sugli stessi schermi saranno trasmessi in diretta i funerali del leader africano.

“Abbiamo scelto di intitolare questa struttura a Nelson Mandela rinunciando a sponsor molto ricchi che volevano dare il loro nome al palazzetto”, ricorda Gramigni che per due volte, nel 2005, ha incontrato Nelson Mandela in Sud Africa: “Mi chiedeva, ‘Ma cosa ci fate al Forum che porta il mio nome?’. E quando gli raccontai che facevano molti concerti, sui cui biglietti d’ingresso c’era il suo nome mi disse che era certo che i giovani spettatori poi li avrebbero buttati via. Gli risposi che non era così, perché sopra c’era scritto anche il nome dell’artista che si era esibito. E allora si mise a ridere”.

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