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Cronaca

Richiedenti asilo, pronti i 'migranti bonificatori': puliranno gli argini dell'Arno

Ragazzi anche giovanissimi, al lavoro come volontari sugli argini dell'intero fiume

Dopo l'esperienza dell'estate scorsa, quando furuno ripuliti con successo le sponde dell'Arno a Firenze e dell'Ombrone Pistoia, la Regione ha deciso di proseguire l'esperienza dei 'migranti bonificatori' lungo tutta l'asta dell'Arno, in collaborazione con i consorzi di bonifica.

Il progetto, portato avanti dall'assessore regionale all'integrazione Vittorio Bugli, prevede la promozione di attività finalizzate a realizzare esperienze di volontariato ambientale per favorire l'integrazione degli stranieri nel tessuto sociale regionale.

Il modello è quello dell'esperienza condotta lo scorso anno, assieme al Consorzio di bonifica 3 del Medio Valdarno. Allora diciotto giovani richiedenti asilo, tra i 18 e i 26 anni, hanno lavorato come volontari tutta l'estate per ripulire l'Arno e il Mugnone a Firenze, il Rimaggio a Sesto Fiorentino e la Brana e l'Ombrone a Pistoia.

"I risultati sono stati incoraggianti, con oltre una tonnellata e mezzo di rifiuti raccolti. Da qui l'idea di proseguire lungo l'asta di tutto l'Arno, che attraversa mezza Toscana – spiega Bugli -. Lungo il fiume nascerà una grande ciclabile. Ma già ora alcuni tratti sono percorribili e tenerli puliti è il primo passo per aiutarne la fruizione. Inoltre il coinvolgimento di questi ragazzi aiuterà la coesione sociale e l'integrazione".

I richiedenti asilo, profughi e migranti, lavoreranno anche in questo caso come volontari, dopo un corso di formazione su sicurezza sul lavoro e lavorazioni in ambito ambientale e agricolo. Dopo l'esperienza di volontariato potranno seguire percorsi più specifici sul piano dell'integrazione con la certificazione delle competenze.

Al fianco dei consorzi potrebbero collaborare anche associazioni ambientali. Di fatto sarà un aiuto al lavoro dei Consorzi. "L'esperienza dell'estate scorsa ci ha convinto ad 'esportare' questo percorso in tutta la Toscana. Come Regione fin dall'inizio abbiamo favorito il coinvolgimento di questi ragazzi in attività volontarie socialmente utili – conclude Bugli -. Se i profughi rimangono una massa indistinta la gente non capisce. Se invece a questi ragazzi diamo un volto e un nome e li facciamo partecipare alle attività delle comunità che le accolgono, allora da profughi diventano persone. La diffidenza e la paura si sciolgono e tutto cambia".

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