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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Rifiuti, traffico di abiti usati per il mercato del vintage: 2 arresti e 70 indagati

Due ordini di custodia cautelare sono stati emessi dopo le indagini su un traffico di rifiuti diretti in Cina e di abiti destinati al Nord Africa. Scoperta un'attività di usura aggravata dalla finalità mafiosa

 Due ordini di custodia cautelare in carcere e una sessantina di persone indagate per un'inchiesta della Dda di Firenze su un traffico internazionale di rifiuti plastici diretti in Cina e di abiti usati, raccolti dalle organizzazioni umanitarie, destinati al Nord Africa o al mercato nazionale del vintage. Nell'ambito dell'inchiesta è stato scoperto anche un'attività di usura aggravata dalla finalità mafiosa, per la quale sono scattati i due arresti in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare. Eseguite un centinaio di perquisizioni tra Toscana, Abruzzo, Campania, Veneto, Lombardia, Umbria, Lazio, Trentino, Liguria ed Emilia Romagna. 

I destinatari delle misure cautelari sono Sono Vincenzo e Ciro Ascione, padre e figlio, titolari di una ditta pratese e titolari di un'azienda di spedizione e trattamento dei rifiuti. Gli indagati sono titolari di ditte di spedizione o di aziende che producono o gestiscono rifiuti. Il traffico stimato è di migliaia di tonnellate di scarti plastici o tessili.

Ciro è in carcere, mentre Vincenzo risulta all'estero. Ai due è contestata anche l'usura aggravata dall'aver agevolato un clan camorristico di Ercolano. Gli investigatori del Corpo forestale e dell'Agenzia delle dogane e dei Monopoli ritengono che siano esponenti della criminalità organizzata: in passato Vincenzo Ascione venne arrestato - e assolto in appello - per l'omicidio di Ciro Cozzolino, avvenuto a Montemurlo (Prato) nel 1999 per vicende legate al commercio degli abiti usati. L'estorsione riguarda un prestito da centomila euro, con tasso annuo del 36%, fatto nel 2008 ai titolari di un autosalone, due fratelli che erano in difficoltà economiche: nello stesso anno uno di loro è morto suicida.

Secondo quanto ricostruito dalla direzione distrettuale antimafia, anche grazie a falsa documentazione, le persone coinvolte nell'inchiesta - oltre agli arrestati c'è una sessantina di indagati - avevano organizzato traffici illeciti verso la Cina di scarti delle lavorazioni della plastica, che venivano riciclati, e di rifiuti tessili verso la Tunisia. Oggetto di quest'ultimo traffico anche abiti usati: all'insaputa delle associazioni umanitarie che li raccoglievano, senza subire trattamenti igienico/sanitari venivano rivenduti in Nord Africa o nel mercato del vintage in Italia.   

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