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Cronaca Centro Storico

Centri sociali e collettivo in corteo contro la guerra e il ministro Frattini

I collettivi dell'università di Firenze, gli anarchici e i ragazzi dei centri sociali hanno sfilato lungo le vie del centro storico per dire no alla guerra in Libia. Durante la protesta duri cori contro il ministro Frattini e slogan di solidarietà per gli anarchici arrestati dalla Digos.

Dentro il Salone dei Cinquecento la tavola rotonda istituzionale del Festival Europa, con il ministro degli esteri Franco Frattini che da poco aveva preso la parola, fuori dalle mura di Palazzo Vecchio un centinaio di ragazzi, tra anarchici e studenti del collettivo dell’Università di Firenze, hanno contestato duramente l’intervento del titolare della Farnesina durante una manifestazione contro l’intervento dell’Italia nella guerra in Libia. “L’Italia è pienamente partecipe – recita una nota del collettivo -della recente impresa neocoloniale in Libia. Il ministro Frattini è il rappresentante di un Governo in guerra, che partecipa senza remore ai bombardamenti “alleati” sul territorio e sulle popolazioni della Libia spinto dalla necessità di difendere gli interessi economici del grande capitale italiano”. Il corteo è partito da piazza della Repubblica con alla testa un grande striscione rosso: “contro il Governo di guerra e repressione via Frattini da Firenze”. Poche centinaia di metri attraverso via Roma e poi l’ingresso in piazza della Signoria. Da una parte un maxi schermo difronte all’ingresso di Palazzo Vecchio trasmetteva in diretta i lavori del dibattito politico e istituzionale sul ruolo dell’Unione Europea; dall’altra parte, dietro la parte transennata della piazza, gli slogan urlati dai manifestanti: “assassini”, “Frattini boia”, “Governo di guerra imperialista, Frattini, La Russa i primi della lista”.

Manifestazione collettivo



A poco meno di una settimana dagli arresti ai danni del gruppo anarchico “400 colpi” non sono mancati gli slogan di solidarietà a favore delle persone sotto indagine o agli arresti domiciliari. Più volte i manifestanti hanno urlato “tutti liberi”. “Ciò che accaduto – si legge in una nota unica dei collettivi – riguarda chiunque pensi che le ultime riforme della scuola e dell’università siano più criminali che occupare una scuola o una facoltà per organizzarsi a fare cortei che bloccano la città e i suoi flussi, che riempire la città di mostri di cemento sia più criminale che scrivere su quei muri”.  
 

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