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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Via de' Georgofili

Vent'anni dopo la strage dei Georgofili, Firenze non dimentica i suoi morti

Il 27 maggio del 1993 era iniziato da un'ora e quattro minuti. Un boato, improvviso, fortissimo, squarciò il sonno di Firenze. Nell'esplosione a due passi dagli Uffizi persero la vita 5 persone; 48 persone rimasero ferite

Il 27 maggio del 1993 era iniziato da un’ora e quattro minuti. Un boato, improvviso, fortissimo, squarciò il sonno di Firenze. A quell’ora in molti già dormivano; e poi c’erano quelli della lettura notturna, quelli che si portano il lavoro a casa, altri fuori, a chiacchiera con un bicchiere in mano. Chi era in casa a guardare la tv, chi il soffitto, chi a fare l’amore. Tutti, a Firenze, si ricordano cosa stavano facendo all’una e quattro minuti del 27 maggio 1993. Qualcuno sente ancora i vetri tremare, quel riverbero che si fa brivido e scala veloce la schiena; ed un pensiero sordo, terribile, "una bomba".

Una bomba, la notizia si diffonde. Una bomba dentro un Fiorino della Fiat. Una bomba piazzata da Cosa Nostra a due passi dalla torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l’Arno, lì dove sorge la sede storica dell’Accademia dei Georgofili. Nell’esplosione persero la vita 5 persone: i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (36 anni) con le loro figlie Nadia Nencioni (9 anni), Caterina Nencioni (50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni); 48 persone rimasero ferite. Un ragazzo e un’intera famiglia spazzata via. E dopo il sangue, la distruzione: i tetti e le mura che crollano, la Galleria degli Uffizi ferita al cuore. Le urla, la polvere. La tremenda meschinità dell’uomo che si prende la briga di farsi boia del prossimo. Carne straziata, ad uso e consumo di una guerra bastarda.

VENT'ANNI DALLA STRAGE, I COMMENTI DI GRASSO, RENZI E ROSSI

La strage che si fa strategia, il sangue di Firenze come avvertimento. Lo Stato messo all’angolo che decide di trattare con l’assassino, con il carnefice. “Lo Stato interloquì con Cosa Nostra, una sorta di scambio, un do ut des, per far sì che terminasse la fase di terrore scandito dalla bombe di mafia”. Questo quanto hanno scritto i giudici della Corte d’Assise depositando le motivazioni della sentenza per l’ergastolo inflitto a Francesco Tagliavia.

QUESTI GLI APPUNTAMENTI CHE RACCONTERANNO ANCORA UNA VOLTA, A 20 ANNI DI DISTANZA, LA STRAGE DEI GEORGOFILI

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