rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

70 anni di libertà: i luoghi della Resistenza tra Firenze e dintorni

In occasione della ricorrenza del 25 aprile, ricordiamo i luoghi-simbolo della Resistenza a Firenze e dintorni

Villa Triste
Oggi è solo un anonimo condominio lungo via Bolognese, ma dietro le sue mura nasconde una storia di atroce crudeltà.  Era il marzo del 1943 quando il palazzo venne requisito e trasformato in una casa delle torture dalla Banda Carità, milizia repubblichina addestrata dai nazisti per seviziare i membri della Resistenza.

Su tutti ricordiamo il nome di Bruno Fanciullacci, che preferì gettarsi dal secondo piano della villa piuttosto che subire l'ennesimo interrogatorio a base di ustioni, colpi di frusta e altri metodi indicibili.

Cercina e Monte Morello
Due delle tante zone alle porte cittadine che si trasformarono in veri e propri campi di battaglia. In ricordo di quei giorni, a Cercina troviamo il Cippo ai Caduti di radio CORA, (Commissione Radio), l'emittente clandestina dei membri del Partito d'Azione fiorentino, che nel 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati. 

Per via della sua posizione strategica, Monte Morello fu uno dei primi luoghi in cui gli antifascisti confluirono nel 1943, al fine di avere un miglior controllo del territorio. Teatro di numerosi e sanguinosi scontri a fuoco, oggi la zona è disseminata di monumenti che commemorano la lotta partigiana.

L'acquedotto di Scandicci
Nell'agosto del 1944 l'acquedotto di Mantignano, che all'epoca riforniva Firenze, era sul punto di essere distrutto dai tedeschi. Appena arrivarono i nazifascisti, scattò l'immediata reazione dei partigiani, dove 5 ragazzi persero eroicamente la vita. Il cippo commemorativo dell'episodio, prima conservato nel vecchio acquedotto, si trova oggi all'ingresso del nuovo parco  di Mantignano. 

La casa del Pastore a Bagno a Ripoli
Nella notte tra il 1 e il 2 agosto del '44 cinque partigiani della XXII/bis Brigata Garibaldi si recarono da un contadino vicino Montisoni per ritirare della farina. Sulla strada del ritorno, presso la casa detta "del Pecoraio" o "del Pastore" vicino Lonchio, furono sorpresi da una compagnia tedesca e solo tre partigiani riescono a salvarsi. 

I garibaldini decisero di tornare sul luogo per raccogliere il corpo dei compagni. Qui trovano due donne, che indicarono loro solamente uno dei corpi, disteso in un campo, vicino al sacco di farina. I partigiani seppellirono il cadavere del compagno in un boschetto vicino, segnandone la fossa con una croce di legno. Nel 1947, nei pressi della villa di Lonchio in Via Rimaggina, venne inaugurato un monumento ai caduti partigiani della zona di Fonte Santa.

Le zone operative
Gli alleati sono vicini e i partigiani cominciano a predisporre un piano per  la liberazione di Firenze. La città veniva divisa in quattro zone operative: Oltrarno, con 800 uomini suddivisi in 77 squadre; Cascine, Porta a Prato, Rifredi con 418 uomini suddivisi in 39 squadre; il Centro storico con 917 uomini suddivisi in 84 squadre; Campo di Marte, via Bolognese, via Faentina con 697 uomini suddivisi in 50 squadre.

I ponti di Firenze
Quasi tutti i ponti della città vennero distrutti nel corso del secondo conflitto mondiale. Furono i tedeschi, durante la ritirata del 1944, a ordinarne la demolizione. 

Fu così che tra il 3 e il 4 agosto, uno dopo l’altro saltarono in aria i ponti fiorentini: il primo fu ponte alle Grazie, poi fu la volta di ponte Santa Trinita, fino all'esplosione che distrusse gli edifici di Por Santa Maria, di via Guicciardini, Lungarno Acciaiuoli, Borgo San Jacopo e via dei Bardi. Uno soltanto si salvò: Ponte Vecchio, secondo alcune fonti per volere dello stesso Hitler.  

Palazzo Vecchio e Palazzo Medici Riccardi
11 agosto 1944, ore 6.45. I fragorosi rintocchi della Martinella, la campana di Palazzo Vecchio, danno il segnale dell’insurrezione contro i nazifascisti. I partigiani, radunati nella zona dell'Oltrarno, ricevono l’ordine di passare il fiume e attaccare i tedeschi. È l’alba lungamente attesa: quella che avrebbe diradato le tenebre dell’occupazione nazifascista, che gravava sulla città dal settembre del 1943. Intorno alle 7.00, lasciata la sede di via Condotta, il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN), nucleo delle forze politiche antifasciste, entra in Palazzo Medici Riccardi. 

Ma la battaglia non finisce quel giorno. Sarà la ritirata nazista da Monte Morello e la liberazione di Fiesole del primo settembre a segnare la fine degli scontri. La città è distrutta, il numero delle vittime è altissimo. Secondo «Il Corriere di Firenze» del 2 settembre la popolazione conta 379 morti e 1308 feriti, 205 i partigiani caduti, 400 feriti, 18 dispersi. La battaglia è conclusa, inizia il tempo della ricostruzione. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

70 anni di libertà: i luoghi della Resistenza tra Firenze e dintorni

FirenzeToday è in caricamento