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Cronaca

Un anno fa la morte di Lorenzo Orsetti, il padre: “L'Italia l'ha ricordato solo a parole”

Le parole di Alessandro Orsetti: “In Siria non è cambiato nulla, vergognosa la sorveglianza speciale per Eddi”

Un anno fa, il 18 marzo 2019, moriva combattendo al fianco dei curdi contro l'Isis Lorenzo Orsetti, a soli 33 anni. “Erano previste iniziative in suo ricordo, le riproporremo quando tutto questo sarà finito”, dice Alessandro Orsetti, raggiunto al telefono, costretto come tutti a stare chiuso in casa per l'emergenza coronavirus.

Il primo anniversario della morte di Lorenzo è invece stato ricordato sui social e con un flash mob alle finestre cantando Bella Ciao. E poi un tam tam su Facebook da parte di attivisti, comunità curda, partiti come Potere al Popolo, amici e cittadini comuni.

“Lorenzo sapeva cosa andava a fare in Rojava. E' andato per rompere il silenzio dell'Europa sulla Siria, sul regime e sulla repressione di Erdogan. Ha fatto svegliare il mondo. Tanti non sapevano nemmeno che esistesse il popolo curdo, ha fatto conoscere il Pkk e la nostra lotta”, alcune delle parole messe su Facebook da Erdal Karabey, rappresentante della comunità curda in Toscana.

“Continueremo a ricordare Lorenzo e quello che ci ha insegnato, sacrificando la vita per i valori in cui credeva, antifascismo e internazionalismo”, prosegue il padre, che sui social ha lanciato anche una raccolta fondi per un ecografo da inviare in Rojava.

Non mancano, oltre al dolore, le critiche a quanto successo (o non successo) dopo la morte del figlio: “Ci sono stati vicini il Comune di Firenze e la Regione, che ha conferito il gonfalone, certamente. Ma la politica italiana sulla guerra che in Siria continua e nei confronti della Turchia e del regime di Erdogan non è cambiata, a partire dalla vendita di armi”.

Infine, da Alessandro Orsetti forte vicinanza ad 'Eddi', Maria Edgarda Marcucci, 27enne compagna di lotta di Lorenzo. Il tribunale di Torino il 17 marzo le ha imposto, ritenendola “socialmente pericolosa”, la sorveglianza speciale, per le competenze militari acquisite in Siria. Come 'prova' della pericolosità la procura ha portato il fatto che, rientrata in Italia, ha partecipato ad alcuni presìdi.

Per due anni la 27enne, studentessa all'Università di Torino e tra le altre cose attivista No Tav, avrà l'obbligo di firma e dimora, il divieto di svolgere attività politica e sociale, le saranno sequestrati patente e passaporto. Dovrà restare a casa tra le 21 e le 7.

“Tutto ciò è vergognoso. Un modo per reprimere il dissenso utilizzando una norma di derivazione fascista - commenta Alessandro Orsetti -. Passato il coronavirus, ci mobiliteremo anche per lei”. Lei che su Facebook ha già detto: “Non sono un pericolo sociale, non rispetterò le misure impostemi”.

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