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Cronaca

Liberalizzazione delle farmacie in Toscana: “328 nuove aperture”

Il Confservizi Cispel stima che dopo il decreto liberalizzazioni verranno aperte 328 farmacie in Toscana. Intanto Federfarma per il primo febbraio ha indetto lo sciopero

Il decreto liberalizzazioni varato dal governo prevede l’apertura sul tutto il territorio nazionale di almeno 5mila nuove farmacie. E in Toscana? Secondo una simulazione, realizzata dal Confservizi del Cispel, sul territorio regionale verranno avviate 328 nuove attività, il 29% in più rispetto alla situazione attuale. Il calcolo si basa sul parametro scelto dal governo: una farmacia ogni 3000 abitanti, più un calcolo sui resti. Ulteriori nuove farmacie potranno essere aperte nelle stazioni ferroviarie, nelle stazioni marittime negli aeroporti civili e nelle stazioni di servizio. Queste nuove farmacie non potranno tuttavia essere date in prelazione ai comuni.  Non manca la protesta di Federfarma annunciando che le saracinesche si abbasseranno per tutta la giornata del 1 febbraio.

"Si tratta - ha commentato Alfredo De Girolamo - di un'apertura importante che prevede un aumento del 30% delle unità esistenti, ed è per questo che non condividiamo la scelta di tenere fuori i Comuni anche perché, se l'obiettivo è quello di aumentare la concorrenza, non si capisce perché si è deciso di tenere fuori soggetti pubblici che potrebbero essere interessati a partecipare ai bandi per l'assegnazione delle licenze". Dai dati di Confservizi Cispel risulta che oggi le farmacie in Toscana sono 1128. In 142 comuni si rispetta già il limite di 1 farmacia ogni 3000 abitanti. Nei restanti 150 comuni circa la proporzione per abitante è assai più elevata, per cui il numero di nuove farmacie sarà molto consistente: Prato + 22, Viareggio + 8, Massa + 8, Pistoia + 6, Livorno + 11, Firenze +7. "L'obiettivo che le farmacie comunali stanno perseguendo con successo è quello di competere con gli altri soggetti privati sulla qualità e l'assistenza- ha aggiunto De Girolamo - ed è per questa ragione che tenerle fuori significa di fatto privare il mercato di una stimolo in più per migliorare servizi e prestazioni per i cittadini. Per questo chiediamo che la possibilità di partecipazione delle aziende comunali sia inserita in fase di conversione del decreto, altrimenti è fondato un ricorso all'Autorità antitrust".
 

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